Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 06:46.

My24

Gli scioperi agli impianti petroliferi in Libia pesano sul mercato del greggio. Ieri a Londra il Brent ha sfiorato la quotazione dei 110 dollari al barile (contratto consegna settembre), tornando così al livello di inizio aprile. Nel giro di quattro sedute, la quotazione è balzata del 3,7 per cento.

Dietro il rincaro, concordano gli analisti, c'è soprattutto il calo della produzione da parte di Tripoli, il cui export in questi giorni è caduto ai minimi da due anni. Dopo due settimane di scioperi, lunedì il personale di guardia di due dei principali terminal petroliferi del paese (Ras Lanuf ed Es Sider) ha nuovamente incrociato le braccia, a distanza di poche ore dal riavvio delle operazioni. In breve la protesta si è allargata anche ad altri impianti del paese nord africano. Nei giorni scorsi, il viceministro al petrolio ha assicurato che le esportazioni da Es Sider ripartiranno da oggi, ma la National Oil Corporation ha fatto sapere in un comunicato che non vi è alcuna certezza rispetto alla consegna dei carichi previsti per settembre.

Numeri definiti del calo della produzione non esistono ma secondo alcune stime riportate da Reuters, a causa dei tagli all'output, la produzione giornaliera libica è caduta sotto i 500mila barili al giorno contro gli 1,3 milioni di giugno. Non manca però chi sostiene che i livelli di produzione siano scesi a 300mila barili giornalieri: una stima che, qualora confermata, si tradurrebbe in un calo della produzione globale giornaliera di petrolio (90 milioni di barili) di un milione di barili. Una differenza non di poco conto, se si considera che a venire meno è peraltro una qualità apprezzata come il light sweet crude, di cui la Libia è uno dei principali produttori. Secondo alcuni analisti, l'interruzione potrebbe essere compensata da un aumento delle estrazioni da parte dell'Arabia Saudita, ma ad oggi nessun segnale chiaro in questa direzione è arrivato dal governo medio-orientale.

Alle tensioni libiche si aggiungono poi gli attesi rallentamenti alla produzione in Iraq. I lavori di manutenzione che in settembre interesseranno il principale centro petrolifero meridionale del paese, Majnoon, ridurranno l'output nazionale di 500mila barili al giorno. La somma dei tagli in Libia e in Iraq spiega la reazione del mercato registrata nel corso degli ultimi giorni. E le conseguenze si dovrebbero riflettere rapidamente anche sugli stessi raffinatori europei, che si troveranno a fare i conti con un restringimento dei margini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi