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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2013 alle ore 07:34.

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Banca Carige fissa la data del prossimo cambio al vertice. Ieri il consiglio di amministrazione dell'istituto ha stabilito che il 30 settembre si terrà l'assemblea per il rinnovo del board. Quel giorno, dunque, finirà l'era di Giovanni Berneschi, storico presidente della banca, ininterrottamente al timone dell'istituto per 25 anni. Per capire chi succederà al numero uno bisognerà attendere la lista di maggioranza che dovrà essere presentata da Fondazione Carige entro i primi giorni di settembre, il 5 settembre per la precisione. L'ente, azionista di riferimento di Carige grazie a un pacchetto del 47%, fino ad oggi ha espresso sette dei 15 membri del consiglio di amministrazione, ossia la metà meno uno. Allo stato attuale non sono state prese decisioni formali in merito. Tuttavia, è possibile, mettendo in fila alcuni tasselli, ricostruire le opzioni sul tavolo. Con ogni probabilità il numero di sette consiglieri potrebbe venir confermato, quanto alla composizione dell'elenco, questo sarà di produzione esclusiva della Fondazione. All'orizzonte non è prevista alcuna alleanza con soci privati, oppure con il blocco francese.
Quanto ai componenti della lista, nei giorni scorsi è circolato il nome di Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova. Per lui, che non vanta alcun grado di parentela con Flavio Repetto, presidente della Fondazione Carige, è plausibile una poltrona da consigliere mentre è più difficile immaginarlo in una carica al vertice. Per la presidenza, si starebbe comunque guardando tra quei consiglieri espressione della Fondazione dimessisi in blocco per favorire il cambio di governance. Tra di loro, oltre a Piergiorgio Alberti e Luigi Gastaldi, figura Gianni Marongiu, fiscalista piuttosto noto, oltre che genovese doc. Profilo compatibile con il candidato ideale auspicato dalla Fondazione. Se così fosse, con ogni probabilità verrebbe contemporaneamente rafforzata la figura del direttore generale o quella del vice presidente. E questo, di fatto, sarebbe il nuovo schema di governance dell'era post Berneschi. Un'era alla quale si è giunti dopo il duro braccio di ferro tra il presidente della banca e il numero uno della Fondazione, risoltosi con la dimissione in blocco di buona parte del consiglio, proprio per favorire un ricambio al vertice.
Repetto, che pure riconosce a Berneschi il lungo lavoro svolto alla guida di Carige, non gli ha perdonato alcuni errori. Alcune acquisizioni hanno comportato un assorbimento eccessivo di capitale, l'avventura nel comparto assicurativo ha impegnato eccessivamente l'istituto e il piano Carige Italia non ha avuto, sul fronte dei ratios, i risultati sperati, anzi. Ciò ha costretto Carige a mettere nero su bianco la necessità raccogliere nuovi capitali freschi, nonostante i 700 milioni di euro iniettati dalla Fondazione negli ultimi cinque anni. L'esigenza di nuovi mezzi è stata stimata nell'intorno di 800 milioni ottenibili, secondo il piano del direttore generale Ennio La Monica, dalla cessione di alcune attività non strategiche. Tra le quali Carige Assicurazioni e Carige Vita. L'asta per i due asset è già partita e a fine mese si capirà se ha raccolto interesse concreto. Il nodo, a quanto pare, non starebbe nel prezzo. Fondamentale, piuttosto, sarebbe far uscire le due controllate dal perimetro. Certo, l'obiettivo non è certo svenderle ma neppure guadagnarci. L'aumento di capitale, infatti, resta come estrema ratio. Ipotesi, tuttavia, che non si può escludere a priori, anzi. La Fondazione, in ogni caso, è già stata abbastanza chiara su questo punto. L'ente non potrà seguire la ripatrimonializzazione, anche per ragioni di opportunità visto l'orientamento di governo e Banca d'Italia rispetto al ruolo delle Fondazioni nel capitale delle banche. Di qui il possibile ingresso di nuovoi soci nel capitale dell'istituto.
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