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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2013 alle ore 06:46.

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In una giornata in cui l'intero listino di Piazza Affari ha segnato il passo, trascinato in rosso dal settore bancario, non potevano mancare le vendite su Banca Carige. Il titolo ieri ha chiuso in ribasso del 4,66% a 0,49 euro. Secondo l'interpretazione di alcuni operatori, si tratterebbe di normali prese di profitto legate al rally messo a segno dall'istituto nelle ultime due settimane (+29%). I realizzi potrebbero tuttavia trovare spiegazione anche nel fatto che ora il mercato attende di capire se ci saranno ricadute sulla strategia della banca con il prossimo riassetto della governance.
La Fondazione Banca Carige, azionista con il 47%, evidentemente auspica che vada a buon fine il piano di dismissioni e che questo possa portare nelle casse della banca denari sufficienti per ristabilire un'adeguata patrimonializzazione. In tutto dovrebbero servire più o meno 800 milioni. Cifra, tuttavia, che Piazza Affari crede non potrà essere raccolta solo tramite le cessione di asset. È diffusa infatti la convinzione che la banca dovrà mettere in pista una ricapitalizzazione. Iniezione di liquidità, alla quale la Fondazione, per diverse ragioni non potrà partecipare. È scontata dunque un'eventuale diluizione dell'ente, accettabile fino a una quota minima del 30-33%. Il tema, però, considerato che l'istituzione presieduta da Flavio Repetto non potrà fare il proprio dovere, è capire chi si farà carico dell'aumento di capitale. In quest'ottica, la macchina della diplomazia si sarebbe messa in moto per provare a costituire una cordata di imprenditori privati pronta a sostenere il rilancio dell'istituto.
E Piazza Affari avrebbe già individuato in Beniamino Gavio il potenziale capocordata. Al momento, tuttavia, nessun contatto formale sarebbe stato avviato. L'imprenditore di Tortona, però, per diverse ragioni potrebbe essere la figura adatta per fare da collante. Gavio è già socio storico della banca con una quota, stando al bilancio 2012 di Finanziaria di Partecipazioni e Investimenti, dello 0,45% tra quote immobilizzate e non. E nella zona di Genova e dintorni vanta diversi interessi. È nota l'intenzione di mettersi in gara per acquistare il 20% dell'Autostrada dei Fiori messo in vendita dalla banca. È risaputo, poi, che sia socio del Porto di Genova. E quest'ultimo asset farebbe parte di quel ventaglio di partecipazioni potenzialmente chiave per dar vita a quel progetto, da tempo messo in cantiere, di un maxi riassetto del polo della logistica. Infine, e non è certo un dettaglio, la recente uscita da Impregilo ha fruttato a Gavio un incasso netto vicino ai 130 milioni. La sola esistenza di questa cifra, che mai evidentemente sarà messa per intero a disposizione di Carige, lo rende il candidato ideale, tanto più se in grado di coinvolgere altri imprenditori. Non dimentichiamo che tra i soci di Carige è presente anche Vito Bonsignore con uno 0,9% e che proprio nel 2008 Gavio, Bonsignore, Coop Liguria e Coopsette sottoscrissero un patto su poco più del 4% della banca.
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