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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2013 alle ore 12:25.

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LONDRA - Tecnologia sotto accusa nel caso Goldman Sachs, che rischia di perdere centinaia di milioni di dollari per una serie di ordini sbagliati inviati per un errore del sistema informatico. Gli ordini sul mercato delle stock-option inviati dal colosso di Wall Street martedi mattina hanno fatto scendere bruscamente i prezzi di alcuni titoli in Borsa ieri a New York.

L'errore di programmazione ha colpito le opzioni sui titoli con ticker con iniziali dalla H alla L, che comprendono societá come Kellogg's, JPMorgan e Johnson&Johnson. Il New York Stock Exchange, cosí come il Nasdaq e il Chicago Board Options Exchange (Cboe), sta rivedendo le transazioni eseguite per errore, ne ha giá annullate alcune e potrebbe cancellarne altre. Il sistema Nyse prevede una ‘pausa' automatica in caso di oscillazioni troppo improvvise dei prezzi.

L'ammontare finale delle perdite per Goldman Sachs dipende dal numero di trade annullati. La banca Usa ha giá sottolineato che le eventuali perdite – che potrebbero arrivare a qualche centinaio di milioni di dollari – sono relativamente insignificanti e non avranno quindi "alcun impatto sul gruppo".

Non é la prima volta che problemi tecnologici creano il caos sui mercati e costano caro alle societá responsabili. Il caso piú clamoroso era stato quello di Knight Capital lo scorso anno. Nel febbraio 2012 un errore nel programma di trading aveva portato a un'ondata di 30mila ordini sul mercato delle opzioni Usa inviati per sbaglio per un valore di 7 miliardi di dollari. Le autoritá erano intervenute per bloccare o cancellare le transazioni, ma la vicenda era costata 450 milioni di dollari a Knight Capital, portando il gruppo sull'orlo del fallimento. Knight era stato poi acquistato da Getco quest'anno.
L'ultimo episodio che riguarda Goldman Sachs é destinato a risvegliare la polemica sull'eccessivo affidamento che i mercati fanno sulla tecnologia che permette scambi elettronici ultrarapidi. Quando tutto funziona, l'obiettivo é velocizzare sempre di piú le operazioni di trading. Quando si verificano problemi, peró, il rischio é una paralisi dei sistemi con conseguenze negative sui mercati.

Nell'aprile scorso il Cboe era stato costretto a chiudere per tre ore e mezzo a causa del cattivo funzionamento del sistema informatico. Nel 2012 dei problemi informatici al Nasdaq avevano ostacolato l'Ipo di Facebook, causando 500 milioni di dollari di perdite per le societá di Wall Street che stavano vendendo o acquistando il titolo. Sempre nel 2012 la piattaforma elettronica Bats aveva annullato l'Ipo a causa di un virus informatico che aveva impedito il trading di azioni. Nel 2010 il cosiddetto "flash crash" in pochi minuti aveva fatto crollare il Dow Jones di oltre mille punti, facendo precipitare titoli e Etf.

Secondo molti operatori del settore la dipendenza da sistemi informatici sempre piú sofisticati é diventata eccessiva e porta a evitare le necessarie verifiche ‘manuali'. "Questo é stato un errore, e nel mondo della finanza un errore puó costare un milione di dollari, - commenta Chip Hendon, gestore di fondi di Huntington Asset Management, che gestisce 16 miliardi di dollari. – Va bene usare i computer, ma ci vuole sempre anche un tocco umano per controllare che non ci siano errori."

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