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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2013 alle ore 06:47.

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LONDRA
L e esportazioni di oro dalla Gran Bretagna sono quasi decuplicate nel primo semestre dell'anno, grazie al boom della domanda dall'Asia in seguito al calo dei prezzi. Londra ha esportato 798 tonnellate di oro nei primi sei mesi del 2013, per un valore di 29 miliardi di euro, contro un totale di appena 92 tonnellate vendute all'estero nell'intero 2012.
Il prezzo dell'oro è crollato del 19% finora nel 2013, anno che potrebbe essere il peggiore dal 1997 per il metallo giallo dopo dodici anni di rialzi. Basti pensare che in giugno l'oro ha toccato un minimo 1.180 dollari all'oncia, livello assai lontano dai record toccati nel 2011 oltre la soglia dei 1.920 dollari.
Il calo del prezzo del metallo prezioso ha avuto l'effetto di risvegliare la domanda da parte soprattutto dell'India, il maggiore acquirente al mondo, e della Cina, il numero due del settore. Nel secondo trimestre la domanda globale di gioielli in oro è aumentata del 37% a 575 tonnellate, mentre le vendite di lingotti e monete sono salite del 78% raggiungendo il massimo storico di 507 tonnellate, secondo le stime del World Gold Council.
Secondo Matthew Turner, analista di metalli preziosi della banca australiana Macquarie, che ha compilato i dati sull'export britannico, «i cinesi sono disposti a pagare di più per l'oro, anche per gli Etf che fanno parte del mercato fisico di oro. Dato che la Gran Bretagna non ha miniere d'oro, da dove arrivano le esportazioni? L'origine ovviamente sono gli Etf, che hanno i loro depositi nei caveau londinesi, e che nella prima metà del 2013 hanno subìto una forte fuoriuscita di fondi». Secondo il World Gold Council nel secondo trimestre dell'anno le vendite di Etf sono state le maggiori mai realizzate, pari a oltre 402 tonnellate di oro. Londra è il centro del mercato dell'oro e nei caveau della City sono custodite circa 10mila tonnellate di oro.
La maggior parte dell'oro esportato dalla Gran Bretagna è finito in Svizzera. «La ragione principale per questo – spiega Turner –, è che qui viene fuso e trasformato in monete e lingotti di diverse dimensioni pronti per essere rivenduti soprattutto in Asia e in particolare in India e in Cina». Gli acquirenti asiatici preferiscono monete e lingotti di piccole dimensioni, e per questo le società svizzere del settore come Metalor, Pamp, Valcambi e Argor-Heraeus stanno registrando un vero e proprio boom.
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