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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 08:47.

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SYDNEY
Il magnate minerario Andrew "Twiggy" Forrest riceverà un assegno da 102 milioni di dollari in dividendi dopo che la sua società ha battuto le previsioni degli analisti nell'anno finanziario 2013. I profitti netti di Fortescue Metals Group, gruppo australiano attivo nei minerali ferrosi, sono ammontati a 1,74 miliardi di dollari Usa. Ciò ha permesso alla società di distribuire 10 centesimi di dividendo al suo drappello di azionisti.
Si tratta di una cifra più che doppia rispetto ai 4 centesimi previsti da Credit Suisse, che garantirà un buon ritorno per Forrest, che ha fondato Fortescue e ne resta presidente e maggior azionista con una quota del 33 per cento.
Fortescue ha ancora da restituire più di 10 miliardi di dollari di debiti nei prossimi dieci anni, ma il chief executive Nev Power ha affermato che i risultati del 2013 sono sufficientemente buoni per permettere alla compagnia di ridurre il debito e di compensare gli azionisti. «Il dividendo – ha spiegato Power – riflette due cose: la forte performance finanziaria sottostante della società e la fiducia che abbiamo che questo continui».
Un tale risultato sembrava improbabile solo undici mesi fa, quando una forte caduta nei prezzi dei minerali ferrosi aveva fatto precipitare Forstescue in una crisi da debito da cui il gruppo è emerso dopo una campagna di licenziamenti e di taglio dei costi (pari a 400 milioni di dollari) e la dilazione della restituzione del debito stesso. Inoltre, a partire dal 2013, la crescita del gruppo ha surclassato l'indebolimento dei corsi delle materie prime: se il prezzo medio ottenuto è calato del 13%, l'export è aumentato del 40% e il fatturato totale del 21 per cento.
Alla fine della settimana il prezzo dei minerali ferrosi era pari a 137,80 dollari a tonnellata e Power prevede che i corsi resteranno nella gamma da 110 a 130 dollari nel prossimo trimestre. Fortescue inoltre si aspetta di aumentare l'export di un ulteriore 65% nel 2014. Il gruppo, infine, comincerà a ripagare i propri debiti a Natale, nonostante i primi pagamenti non siano attesi prima della fine del 2015. La migliorata posizione finanziaria consente inoltre di congelare la prevista vendita di asset nelle infrastrutture, resa difficile dalla corrente congiuntura economica.
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