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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 08:45.

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NEW YORK - Per Microsoft, l'era di Steve Ballmer è finita. Arrivato al vertice del colosso del software nel gennaio 2000, il manager 57enne lascerà le vesti di amministratore delegato del colosso del software entro i prossimi 12 mesi, scatenando la corsa per la scelta del suo successore. Fino alla sua scelta – tra candidati sia interni sia esterni alla società – Ballmer resterà però alla guida di un gruppo pressato dalle sfide delle nuove tecnologie la cui capitalizzazione è passata in 13 anni da 600 miliardi a meno di 270 miliardi di dollari.

Gli investitori, in cerca di rinnovamento dentro il gruppo, hanno brindato al suo addio spingendo il titolo in rialzo del 7% ai massimi di fine 2007. L'annuncio è arrivato direttamente da Redmond, nello stato di Washington dove Microsoft ha sede. In una breve nota interna ai dipendenti intitolata "Moving forward", guardare avanti, Ballmer ha detto che «non è mai il momento perfetto per questo tipo di transizioni, ma ora è quello giusto».

L'uscita di scena ha colto di sorpresa Silicon Valley oltre che Wall Street. Lo scorso luglio, quando ha preannunciato la trasformazione del gruppo da una società di software a una «di servizi e dispositivi», in un altro memorandum quella volta di ben 2.700 parole, non c'erano cenni espliciti alle sue dimissioni. Anche se la riorganizzazione aveva innescato voci su eventuali preparativi a una successione.

L'ad ha ora spiegato di «aver originariamente pensato a un ritiro a metà della trasformazione» in atto in Microsoft. Ma ha aggiunto di aver deciso che l'azienda «ha bisogno di un a.d. che sarà qui per un più lungo periodo di tempo per la nuova direzione». La strategia «è di prima classe», ha garantito Ballmer promettendo che «Microsoft ha di fronte a sé i suoi giorni migliori». Nel frattempo il dirigente ha sottolineato di apprezzare la sua «partecipazione» azionaria nel gruppo e di voler «continuare a essere uno dei suoi più grandi proprietari».

Ballmer è sicuramente tra coloro che beneficeranno di più della continuazione eventuale di una ripresa del titolo. Considerando il prezzo di chiusura delle azioni Microsoft di mercoledì, pari a 32,39 dollari, gli oltre 333 milioni di azioni Microsoft nel suo portafoglio valevano circa 10,794 miliardi di dollari. Quando ieri il titolo è arrivato a segnare un +7%, quel valore era cresciuto di oltre 769 milioni di dollari. Considerato testardo da molti per aver ignorato troppo a lungo l'evoluzione del mondo hi-tech, Ballmer ha collezionato alcune gaffe memorabili. Tra queste ci sono le dichiarazioni nel 2007 al quotidiano Usa Today: parlando del lancio dell'iPhone disse «non c'è alcuna possibilità che lo smartphone di Apple guadagni una quota di mercato significativa».

Di una cosa Ballmer non può essere accusato: l'assenza di "passione" – sentimento evocato ripetutamente nella lettera di addio – per il gruppo di cui entrò nel 1980, cinque anni dopo la sua nascita. Sono rimaste indelebili, ad esempio, le immagini di Ballmer che sale sul palco correndo, saltando e gridando per poi prendere la parola e dichiarare «I love this company», amo quest'azienda. Il suo successore, oltre all'entusiasmo, dovrà avere le carte in regola per proseguire il rilancio del gruppo.

Tra i nomi dei candidati interni che potrebbero aspirare a prendere il timone di Microsoft ci sono quelli di Julie Larson-Green, attualmente a capo di attività che comprendono il tablet Surface e la console Xbox, e di Satya Nadella, vicepresidente esecutivo dei servizi e delle attività cloud e dato per il favorito di Ballmer. Qualcuno non esclude neppure un ritorno di Bill Gates. L'unica certezza è per il momento che la ricerca del nuovo ceo è affidata a un apposito comitato speciale in cui siede, tra gli altri, il presidente del cda e cofondatore Gates. Sarà affiancato dalla società di selezione del personale Heidrick & Struggles International.

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