Non sono solo i 100 miliardi che Vodafone potrebbe incassare dall'operazione buyout della statunitense Verizon. Il settore tlc in Europa è in fermento perché molti operatori intravedono la fine di una tendenza ribassista dei margini, che va ormai avanti - complice la stringente regolazione europea - da quasi un decennio.
La ripresa del settore è anche nei numeri di Borsa che sembra di nuovo puntare sulla telefonia dopo una lunga fase di torpore. Da inizio anno l'indice Eurostoxx 600 Tlc è cresciuto del 12,6%. Vodafone (al lordo del balzo di ieri) ha guadagnato il 32%. Deutsche Telekom si è apprezzata del 13%, Telenor del 14%. Meglio di tutti ha fatto BT group, impennatasi del 41% (ieri +2,3%). Orange (ieri tra le più vivaci con un rialzo dell'1,6%) è invece in calo del 7%. Una storia a parte, al momento, per Telecom Italia che ha lasciato sul terreno il 29% toccando il minimo storico a 0,471 euro a inizio agosto. Ieri però il titolo italiano è stato tra i più vivaci per buona parte della giornata segnando un intraday a +4%, segnale che un potenziale risiko nel settore non esclude nessuno. «In questo momento le valutazioni delle tlc sono più attraenti in Europa che negli Stati Uniti. Le società europee viaggiano con multipli scontati del 15% rispetto alle concorrenti Oltreoceano - spiega Federico Mobili, responsabile azionario di Bnp paribas investment partners -. Va anche detto che le società europee offrono dividendi più alti, compresi in media tra il 6% e l'8%. Per questo motivo rappresentano un buon investimento in questa fase. Soprattutto se le operazioni di "mini consolidamento" in corso faranno scemare la forte competizione che ha contraddistinto il comparto negli ultimi anni che ha ridotto i margini all'osso penalizzando le quotazioni».
@vito lops
© RIPRODUZIONE RISERVATA