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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 06:43.

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Alberto Ronchetti
Le prossime settimane saranno particolarmente difficili per le Borse, alle prese con molte incertezze – dall'esito delle elezioni tedesche alla possibile escalation in Siria fino, per restare a temi più finanziari, alla forte leva che si sta creando sul mercato del reddito fisso e all'imminente diminuzione del Quantitative easing da parte delle Federal Reserve – che vengono al pettine in un periodo (i mesi di settembre e ottobre) statisticamente sfavorevole ai mercati.
Quindi è opportuna una grande prudenza da parte degli investitori, almeno nel breve termine. Preferendo, per chi lo sa fare, il trading rispetto alla costruzione di posizioni strategiche di lungo periodo.
«Tuttavia – afferma Giles Keating, responsabile della ricerca per il Private banking di Credit Suisse – il tema più importante è costituito delle recenti prove che Stati Uniti ed Europa sono prossimi a entrare in una ripresa in grado di sostenersi autonomamente. Questo in un momento nel quale le autorità di questi Paesi, e anche in Cina, stanno chiaramente diventando impazienti e sono alla ricerca di vie per sostenere tale crescita».
Quindi, continua Keating, «il tema della crescita, almeno nelle nazioni sviluppate e in Cina, può essere considerato un principio basilare ragionevolmente chiaro nei prossimi 18 mesi e oltre, anche a fronte di rendimenti obbligazionari sui livelli attuali o leggermente superiori. A fronte di questo tema più grande, la svendita delle azioni e di molti titoli di credito, ora in atto, sta probabilmente spalancando uno degli ultimi punti d'ingresso molto favorevoli nell'attuale mercato rialzista sul lungo termine».
Secondo Maurizio Novelli, strategist di Zest Am Sicav, agosto ha però segnato «l'inizio di una fase particolarmente delicata per i mercati finanziari. Le aspettative di consenso che hanno sostenuto finora la propensione al rischio hanno iniziato a incrinarsi e la certezza sulla ripresa economica si trasforma in incertezza nelle minute della Fed, dove emergono una serie di dubbi anche nella Banca centrale Usa sul timing della rimozione dello stimolo monetario».
I mercati, osserva ancora Novelli, avevano dato per scontato tutta una serie di eventi con una cieca sicurezza che «possiamo riassumere in quattro punti: l'economia americana è destinata a riprendere il suo tasso di crescita tendenziale storico del 3%; l'Europa si appresta a concludere il lungo periodo di recessione e tornerà a crescere entro fine anno; i problemi dell'economia cinese non sono così gravi come sembra e i policy makers gestiranno un soft lending verso tassi di crescita più contenuti, ma sostenibili; le Banche centrali continueranno a sostenere politiche monetarie espansive».
Ma la questione è che ora «neppure la Federal Reserve è così sicura che la crescita sarà così buona come Wall Street ha finora scontato, mentre dichiara che «la politica monetaria non costituisce più un fattore determinante per la ripresa, che rimane comunque sotto le attese».
Il mercato azionario americano ha già praticamente scontato un ritorno alla crescita e un'uscita dalla stagnazione dell'economia, ma qui si può annidare il rischio di un ritracciamento pesante dei listini nelle prossime settimane (almeno fino a novembre-dicembre, quando inizieranno a prevalere le aspettative positive per il 2014).
«L'indice S&P 500 finora ha ignorato completamente la deludente crescita del primo semestre, l'asfittica crescita dei profitti aziendali (+2% nonostante il massiccio ricorso ai buy back di azioni da parte delle società quotate) e ha anche già "digerito" la rimozione di parte dello stimolo monetario della Fed». Tutti elementi che dovrebbero suggerire molta cautela, in attesa di un chiarimento generale.
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