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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 06:49.

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Il mercato dei metalli si sta muovendo nervosamente per la preoccupazione di sviluppi di guerra in Siria. Dal punto di vista stagionale, tradizionalmente dovrebbe svilupparsi una fase rialzista – come dal vecchio detto «sell in May and buy back on Labor Day» (che cadeva lunedì scorso) – ma per ora prevale la prudenza. Infatti la scorsa settimana all'Lme le oscillazioni di prezzo sono state scarse, con l'eccezione dello stagno, che nel periodo è balzato dell'8,2% portandosi al massimo da 5 mesi.
Il motivo principale è la «forza maggiore» dichiarata da Pt Timah, il maggior esportatore indonesiano. Il blocco delle spedizioni di stagno, che riguarda anche altre miniere minori, è stata causato dall'obbligo imposto dal Governo locale di trattare tutto lo stagno prodotto nel Paese e destinato all'esportazione in borsa (l'Indonesia Commodity & Derivatives Exchange o Icdx). Gli scambi di contratti di stagno su questa borsa sono tuttavia risultati limitati sin dall'avvio, lo scorso anno, e la mossa governativa appare più che altro come un tentativo di accrescere il giro di affari della Icdx.
Sia Pt Timah che gli altri produttori hanno sospeso le spedizioni per adattarsi alle nuove regole, che non sarebbero pronti ad applicare.
Con 52mila tonnellate l'anno, pari al 16% dell'offerta globale, l'Indonesia è il secondo produttore mondiale di stagno dopo la Cina e, avendo una domanda interna limitata, esporta gran parte del metallo. L'effettivo contributo all'offerta mondiale è addirittura maggiore di quanto sembri, perché Giakarta esporta anche stagno greggio in Cina, Malaysia e Thailandia per la successiva raffinazione: se si considera la quantità totale di stagno contenuto esportato nel 2012, si è trattato di 99mila tonnellate o il 30% della produzione globale.
La Cina, primo utilizzatore mondiale, è d'altra parte fortemente dipendente dalle importazioni di stagno, in tutte le forme: raffinato, greggio, rottami e concentrati. Il ruolo dell'Indonesia è dunque fondamentale e ogni interruzione dell'offerta ha un impatto diretto sul bilancio del mercato. La variazione delle regole decisa da Giakarta è inoltre capitata in un periodo di crescita della domanda.
Il 55% dello stagno è utilizzato nella produzione di leghe saldanti, gran parte delle quali è impiegata nell'elettronica. C'è quindi una relazione diretta tra il consumo di stagno e la produzione di semiconduttori, le cui spedizioni sono in effetti cresciute in luglio dell'8% su base annua (a 300 miliardi di dollari), mentre negli ultimi tre mesi l'accelerazione è stata in media del 5%, la maggiore dal marzo 2011. Anche la produzione di banda stagnata e in prodotti chimici, che conta per il 35% del consumo, risulta in crescita, per cui si va delineando per quest'anno un deficit di 3mila tonnellate, che andrebbe ad aggiungersi alla cumulativa mancanza di 14mila tonnellate formatasi tra il 2010 e il 2012.
L'International Tin Research Institute (Itri) ritiene probabile un significativo calo delle forniture indonesiane in settembre e suggerisce come possibile soluzione il rinvio da parte di Giakarta dell'obbligo di scambiare stagno sull'Icdx (dove peraltro gli scambi sono aumentati, anche se è improbabile che vi faranno presto ricorso gli operatori internazionali).
Dal punto di vista fondamentale il mercato si presenta fermo con prezzi tendenzialmente in aumento, mentre è possibile che per le interruzioni in Indonesia si formi un certa volatilità sulle quotazioni con tensioni sulle scadenze vicine.
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