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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 06:52.

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E il D-Day arrivò. Il matrimonio tra Impregilo e Salini è diventato ufficialmente realtà. Ieri, la doppia assemblea degli azionisti delle due società ha ratificato la fusione da cui nascerà il colosso nazionale delle grandi opere (7 miliardi di euro di giro d'affari, 32mila dipendenti, più un portafoglio lavori per un importo di 20 miliardi).
A due anni esatti da quando l'allora semi-sconosciuto, ai salotti buoni della finanza milanese, Pietro Salini iniziò a rastrellare azioni Impregilo, il costruttore romano brinda a un traguardo che appena sei mesi fa, quando ancora Gavio era azionista di minoranza e di blocco, appariva "marziano". Ma per Salini, l'agognato matrimonio è solo «un punto di partenza, e non di arrivo» dopo due anni di battaglie e scalate.
Salini non fa alcun mistero di nutrire grandi ambizioni e appena celebrato il matrimonio che crea il «campione nazionale», già pensa a un campione internazionale. Una volta sistemata la questione del flottante. L'ambizione è forse l'unico tratto rimasto del "vecchio" Salini, quello irruento e umorale che un anno fa si presentò alla fatidica assemblea con cui Gavio fu disarcionato. Ieri, invece, Salini è parso un imprenditore-manager più sicuro di sè, dai modi e toni pacati, ma ostinatamente determinato a raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissato. Di vero c'è che se 7 miliardi di fatturato sono un giro d'affari monstre per l'Italia, sono briciole in Europa e soprattutto nel mondo delle costruzioni. «Quei numeri non bastano: sul mercato ci confrontiamo con colossi americani, coreani e spagnoli». Questo è il nuovo orizzonte che Salini fissa per l'azienda: di qui la necessità di crescere. «Le strategie di crescita sono varie, dall'aumento di capitale, allo scambio di carta contro carta, alle partnership». I piani di espansione si scontrano anche col debito: quello esistente sarà finanziato ricorrendo al mercato. Quella dei bond (Impregilo ne ha lanciato uno da 400 milioni di recente) è la strada maestra: ce ne saranno altri in futuro. Collocare debito sul mercato, però, presuppone un rating favorevole. E tra gli obiettivi di Salini c'è anche quello di ottenere un giudizio "Investment grade", ossia il livello di sicurezza. Per farlo si ricorrerà alle dismissioni: dopo quella monstre di Ecorodovias, arriverà altra liquidità. Entro l'anno saranno cedute Fisia e Fisia Babcock (sono in corso colloqui ha detto sibillino Salini) per 150 milioni. Altri 150 milioni arriveranno nel 2014 dalla vendita di concessioni e asset non compatibili con una Impregilo costruttore puro.
Il matrimonio aveva già avuto il sì dei dei due fidanzati a fine giugno, quando i Cda delle rispettive aziende approvarono il progetto di fusione per incorporazione di Salini in Impregilo (concambio di 6,45 titoli Salini ogni 1 Impregilo). Ma ieri è stato il giorno dell'ufficialità. Con un segnale di «enorme trasparenza verso il mercato – ha chiosato il presidente Claudio Costamagna – : quale azienda controllata al 90% ha 12 indipendenti su 15? Nessuna in Italia». E tra gli indipendenti ieri hanno fatto il debutto 3 nuovi ingressi: il nome più eccellente è quello di Franco Passacantando, il direttore centrale della Banca d'Italia. A lui si affiancano Nicola Greco, per anni ai vertici di Technip; e Giacomo Marazzi, nel cda di Beni Stabili. Ma oltre alla governance, che è un elemento non secondario per gli stakeholders, il mercato è oltremodo attento ai rendimenti. Così, dopo il jumbo-dividend, un assegno da 600 milioni figlio della scalata e staccato a giugno da Impregilo, la politica di remunerazione rimarrà generosa: quasi la metà degli utili del nuovo colosso sarà distribuita al mercato (il payout è stato fissato al 40%). Mercato che, però, per ora è ridotto ai minimi termini: con un flottante risicato al 10%, Impregilo è di fatto oggi un titolo illiquido con poco appeal sugli investitori. Per questo la priorità per la nuova Impregilo è ripristinare un livello minimo accettabile (il 25%, affinché gli investitori entrino). Sarà fatto dal 2014: non si è ancora deciso come. Forse con un aumento di capitale.
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