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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2013 alle ore 08:48.

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Dopo anni di crisi, che erano riusciti a deprimere anche la domanda del "comfort food" per eccellenza, il cioccolato sta tornando nel carrello della spesa. Ma la ripresa dei consumi nei Paesi industrializzati – sommata alla crescente diffusione nei mercati emergenti – si sta manfestando in un momento critico per l'offerta di cacao e ancora di più per quella di burro di cacao, ingrediente indispensabile per la preparazione del più goloso degli alimenti.
In modo inusuale secondo gli esperti, la salita delle quotazioni del cacao (+14% nel 2013, fino a toccare i massimi da un anno) non sta raffreddando il cosiddetto "butter ratio": una sorta di moltiplicatore che viene fissato dai macinatori di cacao per determinare il prezzo del suo derivato. Negli Stati Uniti è attualmente a livelli che non si vedevano dal 2008: 2,9, numero che moltiplicato per l'attuale quotazione del cacao (2.576 dollari per tonnellata all'Ice) fa oltre 7.400 $. Un prezzo stratosferico per una tonnellata di burro, quasi il doppio rispetto a sei mesi fa e addirittura il triplo rispetto ai primi mesi del 2012, quando il cacao quotava intorno a 2mila $ e il "butter ratio" era 1.
Dietro il rally del cacao c'è parecchia speculazione, fondata sul timore che un recente periodo di siccità possa ridimensionare il raccolto in Costa d'Avorio e Ghana, Paesi che responsabili del 60% dell'offerta globale. Si vedrà nei prossimi mesi se il pessimismo – e le scommesse al rialzo che ha generato – erano giustificati. Non si sono dubbi, invece, sulla scarsità di burro di cacao. Molti macinatori, che avevano accumulato scorte eccessive di polvere di cacao, l'anno scorso hanno rallentato le lavorazioni (i due derivati vengono prodotti in parti uguali dalle fave di cacao). Il risultato è che oggi nei magazzini c'è poco burro e quello che c'è – forse anche per compensare gli scarsi guadagni sulla polvere – viene venduto a caro prezzo. «Trovarne volumi significativi di burro per consegna entro dicembre è davvero problematico», ammette Jeff Rasinski, responsabile vendite di Blommer Chocolate, il più grande macinatore nordamericano.
È in cuna situazione come questa che la domanda di ccioccolato sta crescendo c. Euromonitor International stima che cil 2013 si chiuderà con consumi globali in aumento del 2% a 7,4 milioni di tonnellate (nel 2009, nel pieno della crisi, erano 6,9 milioni). In termini di valore la crescita sarà ancora più forte, dati i prezzi: +6,2% a 117 miliardi di dollari.
l c.
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