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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 06:53.

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Mediobanca ha chiuso l'esercizio 2012-2013 con perdite per 180 milioni, contro gli 81 milioni di profitti dell'anno precedente. Il dato, in ogni caso, è migliore rispetto a quelle che erano le attese degli analisti che stimavano una perdita vicina ai 200 milioni.
Sul rosso hanno pesato principalmente i 404 milioni di svalutazioni compiute sul portafoglio titoli. In sostanza, il bilancio ha scontato l'effetto della divisione Principal Investing dove, oltre alle già nominate svalutazioni, ha inciso il minor contributo delle Generali (da 145,9 a 16,8 milioni). In particolare, il trasferimento di alcune partecipazioni chiave sotto la voce asset disponibili per la vendita ha comportato diversi aggiustamenti di valore. Gemina e Pirelli hanno generato profitti rispettivamente per 23 milioni e per 65,6 milioni, mentre Rcs e Telco hanno prodotto perdite per 38,5 milioni e 319,7 milioni. A ciò vanno aggiunte le svalutazioni su altre azioni quotate (29,1 milioni), su Burgo (-44,8 milioni), Sintonia (-33,4 milioni) e Santè (-25,2 milioni). Di fatto ora Mediobanca si trova con un'esposizione azionaria complessiva poco superiore a 4 miliardi ma che in Borsa oggi vale attorno a 4,7 miliardi. Di questi 4 miliardi, 1,5 miliardi sono rappresentati appunto dagli asset disponibili per la vendita, ossia Telco, Rcs, Pirelli, Gemina-Sintonia, che verranno valorizzate a seconda delle opportunità. In ragione di ciò, è già iniziata la cessione di piccole quote Rcs e Gemina mentre per il momento è stato deciso di non vendere Sintonia. Gli altri 2,5 miliardi sono di fatto costituiti dal 13,24% detenuto in Generali. L'intero pacchetto è rimasto iscritto a patrimomio netto. Una scelta contabile precisa, legata probabilmente al fatto che, nonostante nei piani di Piazzetta Cuccia ci sia la volontà di cedere un 3% del gruppo assicurativo entro il 2016, è plausibile che si sia deciso di far combaciare l'inizio delle operazioni di vendita con il raggiungimento da parte del Leone dei primi obiettivi importanti. Insomma, il dossier verrà aperto più o meno tra 12-18 mesi con l'intento di trarre il maggior profitto possibile.
Tornando ai conti, considerato il rosso di 180 milioni, in adesione alle raccomandazioni Bankitalia, Mediobanca ha deciso di non distribuire alcuna cedola, nel 2011-2012 erano stati pagati 5 centesimi. La decisione di non pagare dividendo è stata presa nonostante nell'esercizio si sia registrato un miglioramento dei coefficienti patrimoniali: il Core tier 1 è salito all'11,7% dall'11,5% di giugno 2012. Tuttavia, non si poteva non considerare la perdita, per la quale ha contribuito anche il rallentamento dell'attività bancaria causato della debolezza congiunturale (risultato lordo ordinario a 343 milioni, -39%, con ricavi in calo del 12% a 1,607 miliardi). Sul fronte dell'attività bancaria il margine di interesse è sceso del 3,9% a 1,028 miliardi e riflette l'incremento di retail e consumer (+3,5% a 696,5 milioni) che ha parzialmente compensato la flessione di corporate e private banking (da 349 a 287 milioni). I costi di struttura sono calati di un ulteriore 4% a 757 milioni mentre le rettifiche su crediti sono cresciute dell'8,2% a 506,5 milioni. Infine, l'aumento dei tassi di copertura delle attività deteriorate è salito dal 39% al 45% e quello delle sofferenze dal 61% al 66%.
Il consiglio che ha approvato i conti ha anche cooptato, su indicazione della Fondazione Carisbo, l'ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca.
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