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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2013 alle ore 13:02.
Tra i pionieri che hanno cavalcato il trend commerciale dei fondi a cedola in Italia fin dal 2009, Arca Sgr vanta ormai una nutrita offerta di prodotti a scadenza predefinita. Ultimo in ordine di tempo è il fondo Arca Cedola 2018 Obbligazione Attiva III in collocamento fino al 30 settembre, che tra luglio-agosto ha già raccolto 160 milioni di euro. Il fondo prevede due classi di quote che si differenziano solo per il regime dei costi.
Investire al buio
Una volta chiuso il collocamento il fondo investirà le somme raccolte in bond (governativi, corporate e Abs), con vita media residua correlata all'orizzonte temporale di 5 anni, ma potrà utilizzare anche derivati e impiegare fino al 30% del patrimonio in altri fondi, anche della stessa Sgr. Un'ampia libertà di manovra per il gestore, che per l'investore equivale però a una sorta di acquisto a scatola chiusa. «Perché sottoscrivere un fondo in cui non so bene cosa ci sarà dentro? – afferma Ida Pagnottella, consulente finanziario indipendente – Sul mercato ne esistono altri, compresi gli Etf, che consentono di analizzare i titoli già presenti nel portafoglio. In più il fondo non ha un benchmark, ovvero l'indicazione di uno o più indici di mercato, che potrebbe aiutare i risparmiatori a farsi un'idea ex-ante dei titoli che il gestore inserirà in portafoglio».
La spinta del premio
Arca Cedola 2018 Obbligazione Attiva III prevede cedole semestrali che non vengono predeterminate e pubblicizzate in fase di offerta (come succede per altri fondi a cedola), ma nel corso degli anni potrà distribuire somme anche superiori alla redditività generata dal portafoglio, rappresentando quindi un rimborso parziale del capitale inizialmente versato dal sottoscrittore. E alla scadenza il fondo potrebbe anche registrare una perdita. Un'eventualità, quest'ultima, che non farebbe scattare la commissione d'incentivo. Il regolamento del fondo prevede infatti un "bonus" per il gestore pari al 20% del differenziale positivo tra il valore della quota (cedole comprese) e il valore di riferimento (valore iniziale quota, incrementato del tasso swap euro a 5 anni maggiorato di uno spread di 145 punti base, al netto delle commissioni di gestione e di collocamento), entrambi rilevati al termine dei 5 anni o al momento dell'eventuale uscita anticipata dell'investitore. «Un complicato meccanismo di incentivazione – continua Ida Pagnottella – che potrebbe spingere il gestore a utilizzare al massimo la leva finanziaria per incassare il premio». Se i risultati del fondo non sono esaltanti, il gestore potrebbe infatti utilizzare i derivati per assumere posizioni di rischio per amplificare le performance e incassare il bonus. Di conseguenza una variazione dei prezzi relativamente piccola (positiva, ma anche negativa) ha un impatto amplificato in termini di guadagno o di perdita sul patrimonio del fondo. Sul prospetto la Sgr dichiara che la leva finanziaria, ovvero l'effetto moltiplicatore, sarà tendenzialmente pari a 1,3.
L'alternativa
«Se l'obiettivo dell'investitore – conclude Ida Pagnottella – è quello di avere un flusso cedolare, può più semplicemente acquistare un Etf obbligazionario corporate bond in euro e un Etf che investe in titoli di Stato in euro con scadenza vicina ai 5 anni. In genere gli Etf pagano cedole pari al rendimento dei titoli in portafoglio, permettendo una vera pianificazione del consumo del proprio patrimonio». Inoltre gli Etf non prevedono il pagamento della commissione di rimborso/collocamento a favore della solerte rete di intermediari collocatori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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