Parmalat smonta il "teorema Manaresi", il commissario ad acta messo dal Tribunale come cane da guardia per vigilare sulla controversa operazione Lag, costata a Collecchio 700 milioni di dollari.

Per Manaresi, che ha stilato due relazioni sulla complessa vicenda, il prezzo pagato da Parmalat per la società cugina (avendola comprata da Lactalis, che è proprietario sia di Parmalat sia di Lag) sarebbe stato «gonfiato». E quindi Lactalis avrebbe truffato il mercato. La contro-relazione che Parmalat ha affidato a tre esperti indipendenti, smonta pezzo per pezzo la tesi del commissario. E siamo 1 a 1 nel braccio di ferro tra il colosso del latte e la Procura.

Scintille dunque in attesa che mercoledì si tenga l'udienza finale al Tribunale di Parma, che dovrà decidere se dar ragione al commissario e ai pm, oppure "scagionare" Parmalat. In ballo c'è l'azzeramento del consiglio di amministrazione, misura drastica mai presa prima d'ora in Italia per una società di Piazza Affari.

Dopo che nel fine settimana la Procura era andata all'attacco, svelando le carte (anticipando che avrebbe chiesto la revoca del cda), oggi è arrivata la risposta di Parmalat. Che sconfessa apertamente il lavoro di Manaresi, facendo leva sulla contro-relazione redatta dai tre periti esterni.

I tre professionisti indipendenti (il professore della Bocconi Mario Cattaneo, più i due consulenti locali Marco Ziliotti e Paolo Andrei) hanno ribaltato la tesi di Manaresi, spiegando che il prezzo pagato (peraltro già scontato dai 904 milioni inizialmente previsti) è giusto, che l'operato del cda è stato corretto così come quello degli advisor (in prima fila Mediobanca). Ci sarebbero state delle sbavature, come la presenza di Antonio Sala (uomo Lactalis presente in consiglio Parmalat) in odore di conflitto di interessi. Ma questo non avrebbe influito sull'operazione.

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