La Fidelity investements, colosso statunitense dei fondi pensione, è finita sotto accusa dai suoi dipendenti. Il motivo? Un piano di mutual funds a costi maggiorati rispetto ai concorrenti diretti. Con il risultato che Fidelity, provider con più di 60 anni di attività e 12 milioni di clienti, scivola sulla gestione dei suoi stessi pensionamenti.

L'oggetto del contendere, e della class action intentata questo mese da 26 dipendenti, sta tutto nel piano 401 (k) attivato dalla società. Il cosidetto «401 (k) plan» è una misura agevolata, che permette al lavoratore di accantonare fondi per la pensione. Il denaro depositato è esente da tasse fino al termine dell'attività, e si integra a una quota versata dal datore di lavoro.

Qualcosa di simile ai nostri fondi aperti, con una differenza: negli Stati Uniti, gli oneri del piano sono decisi in maniera (quasi) unilaterale dall'azienda. Tanto che Fidelity, a detta dell'accusa, avrebbe sbilanciato a suo favore la sua pratica: l'85% delle oltre 150 opzioni di investimento offerte nel solo 2010 dalla società rientra in una strategia di «active management» dei fondi. Con tasse, e quindi costi, ben superiori a quelli dei fondi indicizzati. Secondo un calcolo di Cnn Money, il 401 (k) costa, a un ipotetico dipendente di 25 anni, circa 46mila dollari nell'arco di 40 anni di attività lavorativa.

L'offerta della discordia avrebbe coperto più di 50mila dipendenti, con assett per 8.5 miliardi di dollari (più di 6.3 miliardi di euro). La Fidelity respinge le accuse, sostenendo che la società «offre un pacchetto molto generoso, che fornisce contributi al piano di pensionamento dei nostri dipendenti».

La multinazionale di Boston, comunque, non è sola sui banchi dei tribunali. Negli ultimi anni, il la gestione «generosa» del 401 (k) ha scatenato un ampio numero di class action e querele individuali contro grossi nomi dei servizi finanziari e dell'industria. Accusati di assorbire i risparmi di una vita lavorativa, nel paradosso di un fondo così «attivo» da fluire in tasche diverse da quelle del lavoratore.

©RIPRODUZIONE RISERVATA