Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 06:58.

My24


Pechino entra improvvisamente in scena nello psicodramma che da due mesi anima il settore dei fertilizzanti, diventando azionista di Uralkali: la società russa che a fine luglio ha disgregato l'oligopolio del potassio, mettendo in crisi i produttori di tutto il mondo e innescando una crisi diplomatica tra Mosca e la Bielorussia.
Protagonista del coup de théâtre è la China Investment Corporation (Cic), fondo sovrano da 575 miliardi di dollari, di cui la stessa Uralkali ha annunciato l'ingresso nel proprio capitale con il 12,5 per cento. La quota – seconda solo al 21,75% del miliardario Suleiman Kerimov, che si mormora sia prossimo a vendere – è frutto della conversione di obbligazioni che Chengdong Investment Corp, una sussidiaria di Cic, aveva rilevato a fine 2012 dalla Wadge Holdings, società che appartiene allo stesso Kerimov e agli altri due oligarchi con cui condivide il controllo di Uralkali: Filaret Galchev (7%) e Anatoly Skurov (4,8%).
L'interesse di Pechino per le materie prime non è certo una novità e l'attenzione del Governo si sta focalizzando sempre di più anche sul settore agricolo, che sarà cruciale per soddisfare il crecente fabbisogno alimentare di un Paese che ospita un quinto della popolazione mondiale, ma dispone di appena il 9% dei terreni coltivabili. Già adesso la Cina è un peso massimo sul mercato dei fertilizzanti: l'anno scorso ha consumato 10,6 milioni di tonnellate di sali di potassio, circa un decimo della domanda mondiale, importandone il 70 per cento.
L'ingresso della Cic nel capitale di Uralkali è comunque una mossa inusuale per il fondo sovrano e sorprende anche il fatto che Mosca l'abbia consentito. Benché il 12,5% non basi per dettare legge sulle strategie commerciali, di certo il nuovo socio non agevolerà un'eventuale riconciliazione con Belaruskali, la società bielorussa con cui Uralkali controllava – attraverso la joint venture Belarusian Potash Company (Bpc) – il 40% del mercato del potassio. «Se la Bpc venisse ricostituita – osserva Boris Krasnojenov, analista di Renaissance Capital – lo sarebbe sulla premessa di un ritorno alla vecchia strategia, che privilegiava i prezzi rispetto ai volumi di vendita. Ma questa è l'ultima cosa che i cinesi vorrebbero vedere, perché a loro interessa che i prezzi restino bassi». Pechino, che quasi certamente otterrà almeno un posto nel consiglio di amministrazione di Uralkali, guadagnerà inoltre un prezioso accesso a informazioni commerciali che le saranno utili per negoziare le forniture di fertilizzanti anche con l'altro cartello del settore, che è tutt'ora in piedi: la Canpotex, che rappresenta le nordamericane Agrium, Mosaic e Potash Corp.
Queste ultime stanno già accusando ripercussioni dalle vicende di quest'estate: i prezzi dei fertilizzanti sono calati e l'aspettativa di ulteriori ribassi, in seguito al dissolversi della Bpc, ha indotto molti clienti a rinviare gli acquisti. Il risultato, ha avvertito nei giorni scorsi Agrium, sarà una prevedibile diminuzione del 30% delle vendite nel terzo trimestre.
Difficile d'altra parte valutare quali reazioni il neoazionista cinese susciterà in Bielorussia, dove dal 26 agosto il ceo di Uralkali, Vladislav Baumgertner, è in carcere, accusato di abuso di ufficio nella sua funzione di presidente di Bpc. Nei giorni scorsi il presidente Alexander Lukashenko si era detto favorevole all'estradizione del manager e addirittura a un riavvicinamento tra Belaruskali e Uralkali. A patto però che ne cambiasse la proprietà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi