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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2013 alle ore 08:38.
MILANO.
Licenziare l'amministratore delegato? Nel settore finanziario italiano sembra stia diventando un'abitudine frequente. Prima l'UniCredit con Alessandro Profumo nel 2010. Poi le Generali con Giovanni Perissinotto nel 2012. A breve Intesa Sanpaolo con Enrico Cucchiani. Storie professionali diverse, ma con uscite di scena traumatiche (compresa quella ormai probabile di Cucchiani) e solo apparentemente simili. Con un unico filo comune: il timore dei grandi azionisti che i manager stessero manovrando per costituirsi un nuovo e diverso azionariato a propria immagine e somiglianza. Un sospetto (mai certificato) che i soci hanno accreditato per Profumo, all'epoca sospettato di "intelligence" con fondi sovrani arabi per diluire le Fondazioni. E anche per Perissinotto, accusato (sottovoce) di aver tentato di sponsorizzare una cordata di soci veneti e del finanziere ceco Kellner nell'azionariato del Leone. Tema analogo emerge oggi con Cucchiani in Intesa Sanpaolo, accreditato di tentativi di coinvolgere investitori tedeschi (forse per il suo ampio background professionale in Germania). Più che alla ricerca di nuovi investitori esteri, sembra che Cucchiani fosse impegnato a ribilanciare l'attivo di Intesa Sanpaolo, puntando – da un lato – all'acquisizione di una banca in Europa e – dall'altro – a ridurre il ruolo di «banca di sistema» ereditato da Passera.
La realtà è che quando si rompe il "feeling" con i grandi azionisti, i tentativi di resistenza dei manager hanno breve durata. Anche se il licenziamento di un capoazienda non è una passeggiata. Per allontanare Profumo da UniCredit servì un lunghissimo cda finito dopo mezzanotte, con ritiro delle deleghe al banchiere e contemporanea trattativa con i legali per la liquidazione. Nel caso di Perissinotto, l'inizio fu il pre-annuncio di licenziamento negli uffici dell'azionista Mediobanca. Seguito dal ritiro delle deleghe, dopo la conta dei voti, da parte del cda di Generali che però dovette poi aspettare due mesi per l'uscita definitiva dal consiglio da parte di Perissinotto. Come si svilupperà ora il caso Cucchiani? Entro i consigli di Intesa Sanpaolo di martedì prossimo, stando alle sue indiscrezioni, sono attese le sue dimissioni. Se non arrivassero? A differenza di Profumo e Perissinotto in UniCredit e Generali, la governance di Intesa è basata sul sistema duale. Che affida al consiglio di sorveglianza, unico organo nominato dall'assemblea dei soci, il potere di nomina dei consiglieri di gestione. E quello di revoca.
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I MANAGER «SFIDUCIATI»
Genovese classe 1957 ha occupato ruoli di responsabilità negli istituti Banco Lariano, McKinsey, Bain, Cuneo & Associati; è entra nel 1994 nel Credito Italiano dove è stato prima Condirettore Centrale, poi Direttore Generale ed Amministratore Delegato, carica che ha conservato con la successiva fusione della banca in UniCredit e mantenuto fino alla sua uscita dal gruppo nel 2010. Presidente della società di consulenza finanziaria Appeal Strategy&Finance, membro del Supervisory Board della banca russa Sberbank, Consigliere di Amministrazione dell'Eni, dal 28 aprile 2012 è Presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Alessandro Profumo
Giovanni Perissinotto è stato ad di Generali fino a metà 2012. Il manager originario di Conselice, nel Ravennate, è stato rimosso dall'incarico di amministratore delegato del Gruppo Generali con una liquidazione di 10,7 milioni di euro. Perissinotto siede oggi nel consiglio d'amministrazione della neonata multiutility Acegas-Aps-Hera, su indicazione del Comune di Trieste. Era salito al vertice dopo una carriera tutta interna al Gruppo, ma iniziata nel 1979 lontana da Trieste maturando esperienze nelle maggiori piazze finanziarie e di business internazionali da Londra a New York passando per Bruxelles e Parigi.
Giovanni Perissinotto
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