Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 21:17.

My24
Prestiti, il mercato affronta l'incertezza e tenta il rilancio

Tassi di interesse elevati, crisi dei redditi, disoccupazione, timori di perdere il posto di lavoro: la crisi morde non solo la fiducia degli italiani ma anche la loro propensione al consumo e soprattutto al ricorso al debito per finanziare piccoli e grandi acquisti. Ci si indebita meno, si spende meno con le carte di credito, si rinuncia sempre più spesso a quei consumi che in tempi di normalità venivano considerati ordinari: una linea difensiva, questa, che pur avendo le sue ragioni appare spesso esagerata.

Sul mercato, infatti, è ancora possibile trovare prestiti a buone condizioni per l'acquisto dell'auto nuova, della moto, dei mobili e di altri beni considerati non strettamente primari. Eppure, il timore e l'incertezza stanno prevalendo nell'immaginario degli italiani, che come reazione immediata hanno dato una stretta alla richiesta di denaro in prestito. Con ripercussioni sensibili non solo sull'andamento dei consumi - una delle voci più importanti del Pil - ma anche sulla salute di un settore che negli anni scorsi aveva fatto da traino all'attività bancaria e parabancaria.

Chiaffredo Salomone, Presidente dell'Assofin, l'associazione delle società di credito al consumo ha recentemente fatto il quadro a tinte fosche della situazione del prestito in Italia. Il nostro paese ha visto diminuire di 15 miliardi in 5 anni l'erogazione di prestiti; nei primi 7 mesi del 2013 la diminuzione é stata del 6,3% mentre nel 2012 è stata del 12%. «Purtroppo pesano l'erosione del reddito, l'incertezza del posto di lavoro e, soprattutto, un pessimo clima di fiducia. Il consumatore che percepisce l'incertezza del reddito non consuma e non chiede prestiti. Servirebbe un rilancio dei consumi, anche legato alla fiscalità, per sperare di invertire rotta", conclude il presidente dell'Assofin.
I prestiti specchio della crisi: la crisi economica che ormai attanaglia l'Italia dal 2008, ha influito molto negativamente sula richiesta di prestiti per vacanze, automobili, cessioni del quinto e carte rateali.

Male i prestiti per auto: sono i prestiti per comprare automobili quelli che "tirano giù" tutto il comparto, infatti hanno perso nei primi 7 mesi di quest'anno 5,2 miliardi di euro, per una percentuale del 7% in meno. Riescono ancora a tenere, invece, i prestiti finalizzati a comprare elettrodomestici o arredamenti.

Ancora più in difficoltà le carte di credito: le carte aziendali, familiari e personali hanno erogato prestiti per 13,5 milioni nel 2012 rispetto ai 16,5 milioni di euro di 3 anni fa. In ripresa, invece, i prestiti con cessione del quinto, che dopo un grande calo stanno riprendendo quota.

Ma il tracollo del mercato del credito al consumo morde profondamente anche i conti degli operatori specializzati. La crisi recessiva e lo sboom del mercato dei prestiti personali del resto non poteva non impattare su chi quel credito lo fornisce. Basti ricordare, tra gli operatori più importanti, la debacle di Agos Ducato la joint–venture di Crédit Agricole e Banco Popolare, che ha zavorrato i conti della banca italiana costretta a fine 2012 a 399 milioni di svalutazioni sulla partecipata. O alla dinamica dei conti di Fiditalia, la controllata di SocGen, che ha chiuso in perdita per 68 milioni nel 2012 dopo il "rosso" di 370 milioni cumulato tra il 2010 e il 2011. Casi eclatanti, certo, ma che dicono della difficoltà degli intermediari specializzati, riuniti in un convegno internazionale sui Non performing loans organizzato da Banca Ifis.

Il calo delle erogazioni limita fortemente il business delle società specializzate, ma accanto ad esso c'è il fenomeno dell'emergere poderoso delle sofferenze sui finanziamenti in essere. Ad accelerare la dinamica delle perdite c'è poi il fattore tassi. Il credito al consumo è l'unico comparto creditizio che non ha visto i tassi praticati alla clientela scendere negli anni della dura crisi italiana. Anzi dal 2010 (dati Bankitalia) il taeg medio è salito. Era l'8% tre anni oggi siamo al 9,5%. Ed è ovviamente una media. Dal lato degli operatori si spiega che i tassi sono così alti perchè inglobano rischi di credito (tra l'altro senza garanzie) che si sono elevati. Del resto i tassi di default sono in aumento e prospettano aumenti di sofferenze per l'intero 2013 e forse per il 2014.

Ma anche sul fronte del credito ordinario la situazione non è rosea. Secondo i dati dell'Abi relativi all'agosto scorso, infatti, non si arresta il calo degli impieghi delle banche italiane alle famiglie e alle imprese. Il dato emerge dal Bollettino mensile dell'Abi, secondo cui "la dinamica dei finanziamenti a famiglie e imprese conferma ad agosto 2013 la variazione annua pari a -3,2%, lo stesso valore di luglio 2013". Si tratta, secondo l'Abi, di un "andamento e' in linea con l'evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche". Secondo l'Abi, inoltre, l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, pari 1.875 miliardi di euro e' "nettamente superiore all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, pari a 1.730 miliardi di euro".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.