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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 06:43.

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Alberto Ronchetti
A questo punto, dopo che Bernanke ha deciso di prolungare per qualche tempo il Quantitative easing, i gestori di portafoglio – come abbiamo visto la scorsa settimana – hanno qualche mese in più per approfittare del rialzo delle asset class più rischiose e portare a casa nuovi profitti. In queste ultime sedute borsistiche hanno prevalso le prese di beneficio, ma senza intaccare – almeno per ora – uno scenario che resta rialzista.
«Sembra di capire – scrivono gli analisti di Websim – che, dopo la "scorpacciata" delle ultime settimane, cominci davvero a prevalere la volontà di consolidare i guadagni. Ciò potrebbe aprire lo spazio a qualche correzione, ma non vediamo il rischio di un'inversione della tendenza di fondo che rimane saldamente rialzista. Anzi, potrebbe essere l'occasione, per i "tanti" ritardatari, di salire sul treno». Le resistenze in area 1.690-1.680 per l'S&P 500 e 18.000 per il Ftse Mib sono, giusto per fare un paio di esempi, i livelli dai quali potrebbe partire un rialzo verso rispettivamente 1.900 e 19.000 punti.
Da qui a fine anno, forse anche nei primi mesi del 2014, il trend dei principali listini dovrebbe restare positivo e battere le performance delle obbligazioni. I problemi casomai verranno dopo, come conferma anche l'analisi ciclica: i rialzi importanti sui mercati, nell'ultimo secolo (vedi grafici sopra e intervista a fianco) non sono durati mai più di cinque anni.
Per ora possiamo goderci un ciclo che, secondo gli analisti di Hedge Invest, resta orientato positivamente, specialmente in Europa. «Con il mercato obbligazionario che si allontana dal paradigma di un porto sicuro – dicono alla casa di investimento specializzata in fondi hedge –, tra gli investitori torna l'interesse per il mondo azionario, che tuttavia presenta numerose opzioni. Vista la turbolenza in corso sui mercati emergenti, sembra opportuno focalizzarsi principalmente sul mercato europeo rispetto a quello Usa».
La questione è che, dopo l'inizio del 2014, la crescita attesa potrebbe rivelarsi deludente facendo perdere slancio ai listini occidentali. D'altra parte, sottolinea Maurizio Novelli, global strategist di Zest Asset Management, dopo aver rinviato l'avvio del tapering, «la Fed per la prima volta in cinque anni ha abbassato le stime sulla crescita dell'economia per l'anno in corso, ma anche per quello successivo. Cosa mai vista. Credo che, a questo punto, anche il 2014 si preannunci come un anno al di sotto delle aspettative».
D'altra parte già il rialzo degli ultimi mesi ha sorpreso gli osservatori. «La dinamica è stata prevalentemente sostenuta dal fattore liquidità, mentre i fondamentali micro e macroeconomici hanno incominciato a scarseggiare già da tempo», sottolinea Novelli. A questa considerazione il gestore aggiunge gli effetti di una nuova fase di rallentamento dell'economia internazionale che, avviata dalla fase di rallentamento che ha colpito le economie asiatiche, «inizierà a far sentire i suoi effetti nelle prossime settimane».
«Proprio quando tutto sembrava pronto per l'attesa ripresa congiunturale – conclude Novelli – le cose si sono complicate per la crisi finanziaria dei Paesi dell'Asia emergente. Un incidente che provocherà ulteriori revisioni al ribasso delle attese per la crescita economica globale». Uno scenario destinato a deprimere le Borse quando, fra qualche mese, i listini probabilmente non avranno più l'appoggio dei programmi di Quantitative easing delle banche centrali e dovranno marciare solo con la forza – ancora insufficiente, almeno a oggi – di bilanci e profitti aziendali.
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