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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2013 alle ore 06:48.

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Via libera del consiglio di amministrazione della Carlo Tassara al nuovo accordo con le banche e alle modifiche di governance richieste dagli istituti. Ieri il board della società che fa capo a Romain Zaleski, esposta per 2,1 miliardi verso il sistema bancario, ha ratificato l'accordo preliminare raggiunto con i creditori dopo diversi mesi di negoziato. L'intesa, nella sostanza, ha recepito le richieste in tema di governance e di divisione degli attivi sollevate nei mesi scorsi da UniCredit, esposta verso la Carlo Tassara per 500 milioni. Gli altri creditori della società sono Intesa Sanpaolo per 1,2 miliardi, Mps (200 milioni) e Ubi (150 milioni).
Nel dettaglio le linee guida del contratto preliminare – studiata con la consulenza legale degli avvocati Ugo Molinari per la Carlo Tassara, Antonio Pedersoli per Intesa Sanpaolo e Franco Bonelli per la famiglia Zaleski – sono sostanzialmente quattro. Innanzitutto il progetto industriale copre un arco temporale che va fino al 2016. Quindi è stato proposto alle banche di trasformare parte dei loro crediti in strumenti partecipativi per un ammontare complessivo non più di 750 milioni di euro, come previsto inizialmente, ma di 650 milioni, ammontare giudicato congruo alle esigenze della società. Infine, altro passaggio cruciale, non tutti gli asset detenuti dalla Tassara verranno messi sul mercato. La Metalcam, la centrale elettrica Terzo salto di Esine, impianto mini hydro da 22 milioni di kilowattora prodotti all'anno sul torrente Grigna, e alcune altre partecipazioni con valenza principalmente territoriale, resteranno nel portafoglio della holding. Tuttavia – si è concordato – gli istituti avranno una partecipazione ai proventi in caso di cessione di questi asset. Verranno invece dismesse tutte le attività finanziarie dove compaiono l'1,7% di Intesa Sanpaolo, l'1,42% di Ubi Banca, il 2,5% di A2A, l'1,73% di Cattolica, lo 0,25% della Bpm, l'1,14% di Mps, lo 0,68% di Generali, l'1,17% di Mediobanca e il 19% di Mittel. Oltre al portafoglio italiano si sommano poi le partecipazioni estere rappresentate dal 12,8% del gruppo minerario francese Eramet, dal 35% della banca polacca Alior Bank e dal 7% di Comilog, una miniera di manganese in Gabon.
Infine la governance: rispetto alla previsione del casting vote, ovvero voto doppio al Presidente in caso di stallo, si è proceduto con una revisione complessiva della governance con un board formato da nove membri, dei quali sei indipendenti e tre nominati dagli azionisti. Resta da capire, invece, come si risolverà nei prossimi mesi il tema della presidenza. L'attuale numero uno Pietro Modiano, secondo quanto si apprende, dovrebbe continuare a mantenere l'incarico per qualche mese. Tuttavia avrebbe già comunicato di valutare un cambio al vertice dato che Modiano è anche numero uno di Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi. In proposito si parla di un professionista milanese.
Si avvia dunque a conclusione l'ennesimo capitolo della complicata vicenda della Carlo Tassara. Solo cinque anni fa la società vantava un patrimonio di 11 miliardi a fronte di 5,3 miliardi di debiti e poteva contare sul 5,9% di Intesa Sanpaolo, quota che faceva di Zaleski il primo azionista privato di Ca' de Sass. Il crollo delle Borse si è tradotto nel crollo dell'impero del finanziere franco polacco. Eppure la Carlo Tassara è riuscita a «congelare» debiti ed interessi e ad evitare liquidazioni forzose con un semplice patto siglato con le banche nel 2008. Originariamente il tempo «concesso» doveva scadere nel 2009. A distanza di 5 anni la Carlo Tassara ha ottenuto la terza proroga consecutiva fino al 2016, ma ha anche rimborsato finora più del 60% alle banche.
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