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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 08:54.

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ROMA
Sono ore cruciali per il destino di Alitalia. Dopo il cda di venerdì, infatti, sono proseguiti i contatti tra banche e soci in vista del nuovo vertice convocato domani pomeriggio a Palazzo Chigi. E, nel quartiere generale della Magliana, il management sta lavorando alacremente sul piano e sulle esigenze finanziarie per fornire ulteriori dettagli nella riunione con il premier Enrico Letta, i ministri Maurizio Lupi e Flavio Zanonato, e il sottosegretario Claudio De Vincenti. Uno snodo fondamentale per evitare il default della compagnia che ha bisogno immediato di risorse fresche. L'ultimo board non ha aperto grandi spiragli ed è per questo che il confronto sta continuando informalmente. L'obiettivo è capire chi sarà disponibile a mettere di nuovo mano al portafoglio, ma un quadro un po' più chiaro della situazione si avrà forse solo nella riunione di domani.
Il boccino, dunque, è nelle mani del governo che dovrà cominciare a scoprire le sue carte. Ieri il ministro delle Infrastrutture ha confermato che l'incontro servirà a valutare «tutte le opzioni che sono sul tavolo». «Tutto il nostro impegno», ha proseguito Lupi, «è per salvare la strategicità di Alitalia, l'occupazione e il piano industriale. Siamo un grande paese industriale, Expo 2015 è una opportunità e la nostra compagnia di bandiera non possiamo farla diventare una compagnia regionale». Come dire che qualsiasi scenario futuro non contemplerà un rigido ridimensionamento del gruppo. Ma certo dovrà passare, ha chiarito il ministro, «per un'alleanza con grandi vettori internazionali. Air France è certamente un interlocutore prioritario, vedremo poi se ce ne saranno altri».
Nulla è deciso quindi per eventuali nozze, ma l'obiettivo ora è ridare ossigeno alle casse della società. Per questo domani il governo, forte della fiducia appena incassata, tornerà alla carica con le banche per capire che tipo di impegno sono disposte a sostenere sia sul fronte del nuovo prestito da 300 milioni di euro che nella copertura delle quote inoptate dell'aumento di capitale da 100 milioni deciso dal board del 26 settembre scorso. Gli istituti non hanno chiuso la porta ma vogliono essere certi che qualsiasi sforzo non serva solo per mettere una pezza provvisoria ai problemi. Se l'impegno sarà messo in campo, insomma, dovrà esserci un chiaro progetto industriale che soltanto il governo può a questo punto assicurare attraverso un partner forte che si affianchi alla società.
Per questo, parallelamente, l'esecutivo starebbe lavorando per un ruolo di Fs, le uniche al momento in grado di assicurare liquidità e respiro lungo in vista di una maxi-integrazione tra treno e aereo. Proprio il ministro Lupi, che ieri non ha voluto sbilanciarsi rispondendo una domanda sull'eventuale praticabilità di questa ipotesi, avrebbe avviato un approfondimento tecnico con il numero uno di Ferrovie, Mauro Moretti. La società potrebbe mettere subito a disposizione di Alitalia un po' di carburante (l'esborso non sarebbe comunque eccessivo) per poi costruire la collaborazione industriale con il vettore. Una partita in due tempi che potrebbe però giocarsi subito se le banche decidessero di sfilarsi in zona Cesarini.
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