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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 10:11.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 18:48.

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Per la service tax si parte con un'aliquota del 3 per mille o in alternativa con 30 centesimi di euro a metro quadro. E comunque con un tetto: i comuni potranno aumentare il carico fiscale purché la somma tra patrimonio e imposta sui servizi (Tasi) e quella sui rifiuti (Tari), non superi il tetto massimo dell'attuale Imu (10,6 per mille per gli immobili diversi dall'abitazione principale o del 7,6 per mille per le prime case). Punto questo però che sarà oggetto di confronto fino all'ultimo.

A pagarla, poi, saranno anche gli inquilini, ma per una quota che non potrà superare il 30 per cento. Salvo cambiamenti dell'ultima ora si verserà ai sindaci in quattro rate a partire da gennaio. Per chi vorrà pagare in unica soluzione l'appuntamento sarà a giugno.

Sul fronte imprese, invece, dal 1° gennaio l'Imu sui beni strumentali per l'attività d'impresa e di lavoro autonomo o professionale sarà deducibile dall'Ires e dall'Irpef. Ma non dall'Irap. A garantire le risorse necessarie per far quadrare i saldi sarà il ritorno a tassazione Irpef degli immobili sfitti, cosiddetti "a disposizione".

Sono queste alcune delle principali novità in materia di imposte sul mattone che troveranno posto nella legge di stabilità ormai prossima al varo con il Consiglio dei ministri di martedì prossimo 15 ottobre.

La nuova service tax ancora allo studio del Governo e che sarà un asse portante della legge di stabilità per il triennio 2014-2016 avrà come obiettivo quello di ridurre il carico fiscale sulle abitazioni principali e di razionalizzare più in generale le tasse sul mattone.
Le due gambe dell'imposta saranno legate al ciclo dei rifiuti (Tari) e ai servizi indivisibili nonché al patrimonio (Tasi). Sarà a completa gestione comunale il che vorrà dire che i sindaci, sia in funzione dei costi di gestione per i rifiuti sia per i servizi indivisibili avranno mano libera per disciplinare il prelievo. Fino anche ad azzerarlo sulla prima casa ed elevandolo sugli altri immobili.

Per farlo i comuni potranno attingere da una dote finanziaria aggiuntiva che, secondo le indicazioni ricorrenti dello stesso Governo sarà di almeno 2 miliardi, la metà esatta del gettito dell'Imu sull'abitazione principale da aliquota statale del 4 per mille. Il che consentirà ai sindaci di stornare quote che verrebbero dalla somma delle due componenti della nuova tassa, il patrimonio e i servizi.

La futura service tax, secondo le ultime indicazioni, si muoverà nel solco dettato dai principi comunitari partendo da quello più noto di "chi inquina paga". A questo si dovrà aggiungere il rispetto dei vincoli imposti da Bruxelles nella raccolta differenziata, per la quale lo schema allo studio della nuova tassa dovrebbe consentire ai sindaci di applicare riduzioni ad hoc sulle utenze domestiche. Inoltre, forse per la prima volta, nella determinazione della tariffa rifiuti si dovrà partire dal piano economico-finanziario e non dalle esigenze di bilancio dei comuni. In sostanza il peso del tributo pagato dai contribuenti dovrà essere calibrato sul volume dei costi dell'intero ciclo rifiuti così come determinato dal piano economico finanziario predisposto da chi nel comune gestisce la raccolta. La parte relativa ai servizi potrà essere rimodulata dal Comune prevedendo esenzioni e riduzioni in relazione ai redditi del contribuente e al numero dei familiari o, come detto, in relazione all'abitazione principale o a quelle concesse in locazione.
La manovra sul mattone nella stabilità si dovrebbe completare con la deducibilità ai fini Ires e Irpef dell'Imu pagata sui beni strumentali all'attività di impresa e a quella di lavoro autonomo e professionale. L'imposta municipale pagata su capannoni e opifici sarà comunque deducibile nel limite del 50%, avrà decorrenza dall'anno d'imposta 2014 e sarà comunque preclusa ai fini Irap.

La deducibilità dell'Imu per imprese e professionisti viaggia di pari passo con la reintroduzione del prelievo Irpef sugli immobili sfitti. Il che consentirebbe al Governo, non solo di recuperare le risorse necessarie per finanziare la riduzione del carico fiscale su imprese e autonomi, ma anche di eliminare la disparità di trattamento venutasi a creare nel 2012 con l'arrivo dell'Imu e in particolare tra gli immobili tenuti a disposizione, esclusi dall'Irpef e soggetti alla sola imposta municipale, e gli immobili concessi in affitto chiamati a pagare sia l'Irpef (con opzione al massimo per la cedolare secca) sia l'Imu.

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