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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 15:15.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2013 alle ore 19:31.

Ma che idee vengono al Fondo monetario internazionale? Nell'ultimo Fiscal monitor (datato 13 ottobre) in un apparentemente innocuo box, a pagina 49, si parla di come mettere una pezza alla crisi del debito che affligge, in particolare, la zona euro. Si apprende, leggendo il paper, che «il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito».
L'Fmi cita alcuni illustri sostenitori di una patrimoniale a ciel (non troppo) sereno, fra cui «Pigou, Ricardo, Schumpeter, e - prima che cambiasse idea - Keynes».
« Le condizioni per il successo sono forti, ma vanno pesate contro i rischi di misure alternative, che comprendono il ripudio del pubblico debito» o una riduzione del debito attraverso misure inflazionistiche. In questi due casi il peso ricadrebbe anche sui non residenti, detentori delle obbligazioni governative.
Il Fmi ricorda i precedenti storici di una maxi-patrimoniale per rimettere i conti pubblici in sesto, in particolare i casi di «Germania e Giappone dopo la seconda Guerra mondiale». Ricordando allo stesso tempo i rischi che un'operazione del genere può causare, «dalla fuga di capitali all'inflazione».
Ma quale sarebbe l'imposizione fiscale necessaria secondo l'Fmi per riportare i debiti pubblici ai livelli pre-crisi? «Richiederebbe, per un campione di 15 Paesi della zona euro, un taglio della ricchezza netta positiva delle famiglie di circa il 10 per cento».
Tuttavia in un tweet successivo precisa: «Non esiste nessuna proposta/ipotesi/idea Fmi di prelievo forzoso sui conti». E poi spiega: «Un breve box nel Fiscal Monitor pubblicato la settimana scorsa riporta e descrive discussioni ed esperienze su ipotesi di un prelievo dei capitali una tantum, e ne indica anche i considerevoli rischi. Il box non raccomanda né suggerisce alcun prelievo né alcuna tassa patrimoniale. Smentiamo categoricamente qualsiasi notizia che suggerisce che il Fondo Monetario abbia avanzato tali proposte».
Intanto lo scenario che l'Fmi stima per banche italiane e spagnole non è dei più rosei: nei prossimi due anni dovrebbe registrare 230 miliardi di euro in perdite su crediti concessi alle imprese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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