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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 09:54.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2013 alle ore 10:55.

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Le banche italiane sono, insieme alle spagnole, quelle che più hanno fatto ricorso ai finanziamenti triennali agevolati della Bce (i piani Ltro messi in campo tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012). Acquistando titoli di Stato italiani gli istituti di credito hanno lucrato sul differenziale del tasso di interesse tra il costo di raccolta (0,75%) e quello di impiego (i tassi di BoT e BTp). Fare profitti con questa operazione (in detta di "carry trade") secondo Moody's rischia di non essere più una fonte di introito sostenibile nel medio termine per le banche italiane. O almeno in questa situazione i nostri istituti di credito si trovano ad essere troppo dipendenti dal rubinetto dell'Eurotower. Se quest'ultima non deciderà di rinnovare oltre il 2015 il piano di rifinanziamento triennale c'è il rischio che i profitti messi in cascina in questi anni non possano bastare a coprire il costo effettivo del finanziamento Bce una volta che questo andrà a scadenza.

L'agenzia di rating in una nota diffusa in serata ha confermato che le prospettive del settore bancario nel nostro Paese restano negative. Questo in ragione soprattutto della fragilità del contesto economico e dai crescenti problemi sul fronte dei prestiti. Problemi noti per il nostro sistema creditizio e che continuano a pesare negativamente sulle prospettive del settore nonostante alcuni sviluppi positivi dell'ultimo anno come il rafforzamento dei livelli di capitale, il miglior accesso al finanziamento e l'incremento degli asset liquidi.

La qualità del credito è in continuo peggioramento resta il principale tallone d'Achille per il sistema bancario. Il rapporto tra sofferenze e impieghi - ha recentemente segnalato l'Abi - è balzato al 7,32% ai massimi dal 1999. Complessivamente - segnala poi Moody's - i crediti deteriorati (che tengono conto anche degli incagli, cioè i crediti verso soggetti in situazione di temporanea difficoltà) dal 2007 al 2012 sono più che raddoppiati passando dal 4% degli impieghi al 10,5 per cento. Uno dei livelli più alti di tutta l'Eurozona. Questo fattore unito alla scarsa redditività influenzerà in negativo l'andamento dei conti delle banche italiane secondo Moody's.

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