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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 21:21.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 10:19.

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NEW YORK - Ai cinesi piace il BlackBerry. Lenovo, il gigante di Pechino dell'informatica e dei personal computer, sta considerando attivamente un'offerta per l'acquisizione del pioniere degli smartphone in crisi. Il gruppo cinese, secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, ha firmato un accordo di "non disclosure" per esaminare i libri della società canadese.

L'eventuale acquisizione da parte di Lenovo sarebbe una delle operazioni maggiori e di più alto profilo mai tentate da una società cinese in Occidente. E solleverebbe anche significative proccupazione di sicurezza, che potrebbero ostacolare una fusione: BlackBerry rimane uno dei principali fornitori di servizi di comunicazione a governi e aziende.

Il marchio degli smartphone quest'anno si è messo in vendita ma ha finora attirato soltanto un'offerta formale da parte della finanziaria Fairfax, uno dei suoi grandi azionsti, per 4,7 miliardi di dollari. L'interesse, però, si sta adesso allargando. Altri nomi che starebbero considerando un affondo per rilevare BlackBerry comprendono il gruppo di private equity Cerberus e il co-fondatore dell'azienda stessa Mike Lazaridis.

Lenovo, ormai avviata a diventare il primo produttore di personal computer al mondo, è da tempo considerata un potenziale acquirente. È uscita allo scoperto con mire sempre più ambiziose: intende scommettere a colpi di acquisizioni sulle nuove frontiere dell'hi-tech, gli smartphone e i gadget mobili, dando filo da torcere a colossi quali Apple, Google e Samsung.

Il colosso cinese, nell'ultimo segno della rapida maturazione delle società di Pechino nell'innovazione e nei prodotti e servizi d'avangardia, aveva espresso un interesse per l'azienda canadese fin dall'ultimo World Economic Forum di Davos in Svizzera, appuntamento per i potenti del mondo aziendale e politico.

«Stiamo guardando a tutte le opportunità, Rim (allora il nome di BlackBerry, Ndr) e molte altre, se si presenteranno non esiteremo», aveva detto il direttore finanziario Wong Wai Ming in un'intervista a Bloomberg.

Lenovo può già contare su un passato di successo nell'acquisizione di business nordamericani. Nel 2005 rilevò la divisione di pc della Ibm, allora nella bufera, e seppe rilanciarla. A fine 2012 è diventata di poco il secondo produttore al mondo dietro a Hewlett-Packard, con una quota di mercato del 15,7% contro il 16,7%, pronta al sorpasso.

Un'attività che però oggi non basta più a rimanere nel gotha dell'hi-tech: le prospettive di declino nei personal computer la spingono a esplorare nuovi orizzonti nei segmenti a maggior crescita e margini di profitto. Negli smartphone ha oggi una quota mondiale limitata al 3,7%, seppur in aumento.

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