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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 06:45.

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ROMA
Il percorso che dovrebbe portare a introdurre in un veicolo normativo la proposta di modifica le regole sull'Opa, come era da aspettarsi, comincia a farsi tortuoso. La posizione del governo sulla materia, infatti, sembra tutt'altro che granitica e omogenea. Dopo le dichiarazioni del vice ministro per l'Economia, Stefano Fassina, che mercoledì scorso aveva assicurato un impegno del governo a inserire l'emendamento presentato dal senatore Massimo Mucchetti (e stralciato dal decreto Imu) in tempi brevi nel prossimo provvedimento disponibile, ieri è sceso in campo Antonio Catricalà. Il vice ministro per lo sviluppo economico ieri ha nuovamente avanzato perplessità. «Sono favorevole a una riforma, come ho già detto da presidente dell'Antitrust - ha spiegato - ma il momento in cui viene fatta questa operazione non mi convince». Catricalà ha chiosato che «abbiamo un'immagine di Paese aperto da difendere» e che quindi «la sincronia degli eventi mi preoccupa». Il riferimento è ovviamente alla prospettiva della presa di controllo di Telco-Telecom da parte di Telefonica senza il lancio di un'Opa. Il timore che aleggia all'interno dell'esecutivo è che l'Italia venga accusata di cambiare le regole del gioco a partita già avviata. Ieri mattina era stato il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, a ribadire l'impegno del governo a inserire «in tempi brevissimi» in un provvedimento il contenuto dell'emendamento del senatore Mucchetti. Un'ipotesi prevede l'inserimento nel contesto del decreto omnibus che dovrebbe andare all'approvazione del consiglio dei ministri martedì prossimo e che, tra le altre questioni, dovrebbe raccogliere le norme su Destinazione Italia. Questo progetto in particolare, voluto dal premier Enrico Letta e che punta ad attrarre gli investimenti esteri in Italia, stride decisamente con una modifica delle regole sull'Opa che nei fatti cambiano le regole in corsa per fermare un operatore estero che sta per prendere il controllo di una società italiana.
L'emendamento presentato da Mucchetti prevede l'introduzione di una seconda soglia, oltre quella del 30%, derivante dal controllo di fatto che deve essere accertato dalla Consob. I criteri dell'accertamento fanno perno sulla capacità del nuovo azionista di controllo di esprimere la maggioranza dei consiglieri in un board. La proposta prevede inoltre che le società possano stabilire per statuto una soglia di Opa tra il 20 e il 40% del capitale.
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