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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2013 alle ore 06:43.

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Alberto Ronchetti
Gli ultimi dati macro americani – non entusiasmanti – hanno consolidato fra gli economisti l'idea che anche nei prossimi mesi la Federal Reserve continuerà a fornire abbondante liquidità al mercato. Ormai si dà per scontato che il "tapering", cioè l'avvio del restringimento della politica monetaria facile, avverrà non prima dei prossimi 5-6 mesi, forse perfino più in là. Quindi ne riparleremo in primavera. Quando, fra l'altro, dovremmo anche aver superato – vedremo come – lo scontro sul tetto di indebitamento Usa che repubblicani e democratici hanno deciso di rinviare alla metà del prossimo gennaio.
Almeno fino ad allora, quindi, i mercati azionari dovrebbero continuare a vivere uno scenario positivo. «Con il definitivo (fino a prova contraria) accantonamento del "tapering" – osserva in una recente nota Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr –, la liquidità globale sembra offrire nuovamente un supporto formidabile ai risk asset in quest'ultima parte del 2014. Oltretutto se gli Usa dovranno fare i conti con le malefatte del Congresso, nel resto del mondo i venti di crisi sembrano prendersi una pausa. Mi riferisco all'Europa, ma anche a Cina ed emergenti, questi ultimi particolarmente favoriti dal rinvio del "tapering"».
Quindi, aggiunge lo strategist, «allo stato attuale, su un rally di fine anno c'è praticamente consenso. Le ultime settimane hanno visto gli investitori aumentare l'esposizione a ritmi frenetici. Un posizionamento del genere non è di per sè causa di un ribasso, ma se qualcosa va storto può fungere da amplificatore delle correzioni (si pensi a maggio scorso), anche perché l'effetto leva sui mercati è molto aumentato». Nei giorni scorsi la Nyse stock exchange ha pubblicato l'ultimo dato di margin debt, ovvero l'ammontare di debito utilizzato per finanziare operazioni speculative in asset: settembre ha visto un aumento di oltre 18 miliardi di dollari, segnando il massimo storico (401,24 miliardi di dollari).
Insomma, i rischi di implosione dei mercati azionari ci sono. E sono tanti. Anche perché un rialzo che continua dal marzo 2009, cioè da oltre quattro anni e mezzo, a questo punto è certamente "tirato" e quindi a rischio di profonda correzione. Ma, finchè l'abbondante liquidità continuerà a sostenere i listini, sarebbe sbagliato non approfittarne.
Guardando in particolare, per chi ha voglia di rischiare, ma anche di amplificare i potenziali capital gain, alle piccole e medie imprese. Prima occorre però fare un rapido salto all'indietro. E cioè considerare che l'idea di una imminente fine del Quantitative easing – e quindi dell'attrattività borsistica – si rincorre ormai da due o tre trimestri. Solo che poi, per un qualche motivo, la scadenza è sempre stata rinviata un po' più in là. Ora, nelle fasi finali (meglio, nella previsione di essere nella fase finale) di un mercato Toro, viene a galla un po' di tutto. Così investitori e gestori vanno a cercare le occasioni per sfruttare i titoli meno considerati fino a quel momento. E questo, di solito, coinvolge le piccole e medie capitalizzazioni perché, essendo relativamente meno liquide rispetto alle blue chips, nelle fasi iniziali del rialzo vengono meno considerate. Restano indietro nelle valutazioni, quindi appaiono più convenienti.
Allora, il combinato di queste due cose – la previsione di un ultimo strappo rialzista, poi procrastinato per la prosecuzione del Quantitative easing, e la relativa sottovalutazione di small e mid cap – da oltre un anno spinge al rialzo i "titolini". Questo è particolarmente evidente in America, dove il Russell 2000 (indice guida delle piccole capitalizzazioni) dallo scorso ottobre si è rivalutato di oltre il 35%, ben oltre il 10% rispetto alla performance dell'S&P 500.
La tendenza delle small cap a sovraperformare le grandi capitalizzazioni dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi e l'investitore un po' propenso al rischio potrebbe giocarsela, mettendo in portafoglio fondi specializzati o Etf indicizzati sui benchmark delle piccole e medie imprese, come per esempio quelli che hanno come sottostante il Russell 2000 o l'Msci Europe Small Cap e Mid Cap. In particolare, per quanto riguarda l'Europa, secondo i gestori è interessante l'indice tedesco Mid Cap Dax.
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