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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2013 alle ore 16:12.
L'ultima modifica è del 10 novembre 2013 alle ore 18:10.
Cosa ci insegna l'Ipo dell'anno? Parliamo dello sbarco al Nyse di Twitter che giovedì al debutto è balzato del 70% per poi arretrare dell'8% il giorno dopo. Parecchie cose. Innanzi tutto che quando i mercati corrono – ieri il Dow Jones ha aggiornato il massimo storico prolungando una fase rialzista che prosegue senza grossi strappi da quattro anni – torna la febbre di collocamento. Dal 2011 una decina tra i più importanti protagonisti del mondo social ha chiesto soldi ai risparmiatori entrando in Borsa. Facebook (maggio 2012) è stata preceduta di un anno da Linkedin che ha fatto da apripista per l'approdo in Borsa di Pandora (popolare radio online), Zynga (società specializzata nello sviluppo di videogiochi per il web). Senza dimenticare Groupon (società specializzata nelle offerte commerciali a sconto) e Tripadvisor (sito web di informazioni turistiche basato sulle opinioni degli utenti). E poi quest'anno ha fatto il suo debutto a Wall Street Yelp, una piattaforma che consente di trovare in tempo reale recensioni e consigli su ristoranti, locali e negozi che negli Usa è ormai diventata un must. In Borsa è finita anche RenRen, la versione cinese di Facebook.
L'Ipo di Twitter ci insegna un'altra cosa: quando è in ballo una società tecnologica i multipli di Borsa saltano. Un esempio? In questo momento le valutazioni su Twitter oscillano tra 29 e 54 dollari. In pratica c'è chi ritiene che il prezzo debba crollare del 30% rispetto alle attuali quotazioni (41,5) e chi, invece, pensa che ci sia spazio per un apprezzamento del 30%. Lo stesso è accaduto per Facebook che nei primi mesi dopo l'Ipo ha visto più che dimezzare il proprio valore mentre adesso vale il 25% in più del pur criticato prezzo stabilito per l'Ipo. Insomma, sono passati 14 anni dalla bolla di Internet e continua a ripetersi lo stesso copione: gli analisti non riescono a valutare in modo uniforme queste società perché il loro punto di forza è una incredibile massa critica di utenti (Facebook ne ha oltre un miliardo, Twitter più di 230 milioni, RenRen quasi 200 milioni e via dicendo) più che la capacità immediata di generare montagne di utili. Se i mercati azionari sono un posto per cuori forti, quando si tratta di società tecnologiche, la difficoltà di intercettare il fair value rende un investimento del genere ancor più coraggioso.
È troppo presto per capire come andrà a finire la scommessa Twitter (avrà ragione l'analista scettico A o il visionario B?) ma un mini bilancio su come sono andate le altre si può fare. La più performante è Linkedin che ha guadagnato il 376% dal prezzo dell'Ipo, seguono Yelp (+318%) e Pandora (+65%). Ma ci si può scottare: chi nel 2011 avesse puntato sulla "Facebook cinese" adesso avrebbe perso il 76% del capitale. In forte rosso anche un investimento in Zynga (-65%) e Groupon (-50%).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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