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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2013 alle ore 10:18.
Richard Palmer, il chief financial officer (Cfo) di Fiat e di Chrysler, dal 1° dicembre non avrà più alcun rapporto di lavoro formale con Fiat spa ma resterà solo dipendente della Chrysler. Quest'ultima sarà quotata a Wall Street (se l'Ipo andrà in porto) con il simbolo CGC ma anche dopo la trasformazione in corporation resterà una «foreign-controlled company», con una tutela potenzialmente inferiore per gli azionisti di minoranza.
Le informazioni sono contenute in due documenti depositati lunedì sera da Chrysler presso la Sec in vista dell'Ipo. Il primo è la terza versione del Form S-1, il documento propedeutico al lancio dell'Ipo a Wall Street. Il secondo spiega che «con effetto dal 1° dicembre i contributi pensionistici e sanitari che Fiat versava per Palmer in Italia cesseranno; al tempo stesso il salario annuale che Palmer riceve da Chrysler aumenterà da 750mila a 950mila dollari», e il manager – che gestirà insieme a Sergio Marchionne l'eventuale Ipo di Chrysler – riceverà circa 30mila performance share units (azioni ombra) nell'ambito del piano di incentivi varato da Chrysler nel 2012. La separazione formale da Fiat (Palmer resta Cfo di Fiat "in distacco" da Chrysler) deriva dalla necessità, nell'ambito della procedura per l'Ipo di Chrysler, di minimizzare i potenziali conflitti di interesse fra la capogruppo e la controllata. Lo stesso Palmer, che è Cfo di Chrysler fin dal 2009, è pagato già da tempo dall'azienda americana, dalla quale ha ricevuto nel 2012 un compenso complessivo di 3,7 milioni di dollari (circa 2,7 milioni di euro), il grosso dei quali sotto forma di stock option. Marchionne – anch'egli titolare di una doppia carica in Fiat e Chrysler – viene invece pagato quasi per intero dal Lingotto.
Stamane intanto il manager italo-canadese torna in Italia dopo un viaggio in Brasile e la rapida puntata a Detroit, da dove lunedì ha annunciato lo slittamento al primo trimestre 2014 dell'Ipo di Chrysler. In attesa di vedere come andranno a finire i negoziati con il Veba sulla quota del 41% che Fiat vorrebbe comprare, evitando l'Ipo, Marchionne si dedicherà a due dossier altrettanto importanti: l'aggiornamento del piano industriale del gruppo, che sarà annunciato in occasione dei risultati del primo trimestre del 2014, e la situazione del mercato brasiliano, dove l'anno prossimo sarà inaugurato il nuovo stabilimento di Pernambuco.
La versione definitiva del piano industriale dipenderà anche dall'esito della vicenda Veba: in mancanza di certezze finanziarie (e con i conti dell'Europa in rosso) Marchionne non ha finora dato il via libera ai nuovi modelli, in particolare quelli che dovrebbero permettere il rilancio di Alfa Romeo. Per questo gli analisti finanziari continuano a ritenere probabile una soluzione negoziata, con l'acquisto del 41,5% da parte di Fiat, magari appena prima dell'offerta al pubblico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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