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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 07:11.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2013 alle ore 09:41.

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Oggi è il gran giorno della Banca centrale europea. Come ogni primo giovedì del mese si riunisce il consiglio direttivo dell'istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi. È l'ultima seduta del 2013, un anno in cui la Bce ha tagliato per due volte il costo del denaro. A maggio lo ho ridotto dallo 0,75% allo 0,5% e a novembre, pur contro le indicazioni tedesche, lo ha portato al minimo storico dello 0,25% lasciando invariato il tasso sui depositi (la remunerazione data alle banche che depositano la liquidità presso la Bce) a quota zero.

Nel frattempo la gran parte degli oltre 800 istituti che tra dicembre 2011 e febbraio 2012 hanno ottenuto 1.040 miliardi di liquidità attraverso due prestiti Ltro (Long term refinancing operation) elargiti dalla Bce a condizioni agevolate (tre anni al tasso dell'1%) hanno restituito quanto preso, come dimostrano gli attivi della Bce che negli ultimi mesi sono scesi di oltre 700 miliardi.

A questo punto resta da chiedersi quello che deciderà la Banca centrale europea nell'ultima riunione dell'anno. Muoverà il costo del denaro? Porterà i tassi sui depositi sotto zero (per disincentivare le banche a parcheggiare liquidità a Francoforte ed esortarle invece a prestarla a famiglie imprese?) Lancerà un nuovo piano Ltro?

Nelle ultime ore è cresciuto il numero di analisti che si aspetta un rinnovo del piano Ltro di 9-15 mesi. Insomma altra liquidità in favore delle banche, alle prese con aggiustamenti dei conti disastrati dalla bolla dei derivati subprime scoppiata nel 2007 e non ancora del tutto digerita. Se così sarà, basterà per risollevare l'economia? La domanda assume ancor più significato dopo che ieri sono stati pubblicati gli indici Pmi che dipingono un'Europa quantomai spaccata e allontanano uno scenario di convincente e corale ripresa economica nel 2014. Nel dettaglio, nel mese di novembre l'indice Pmi che misura il livello di attività economica del settore dei servizi è sceso a 51,2 da 51,6 di ottobre. L'indice si è comunque confermato sopra la soglia dei 50 punti, lo spartiacque che divide le fasi di espansione da quelle di contrazione. Guardando alla quattro maggiori economie dell'Eurozona, la Germania «balla da sola», qui l'indice è salito a 55,7 da 52,9. Bene anche in Spagna dove sale a 51,5 da 49,6. In Francia invece scende a 48 a 50,9. Maglia nera l'Italia dove si registra una forte contrazione a 47,2 da 50,5.

A ciò si aggiunge il recente "warning" di Merrill Lynch sulla Francia. La banca di investimento ha indicato che «il vero malato d'Europa non è l'Italia ma la Francia a causa dei suoi grossi problemi strutturali». Anche il rendimento dei bond francesi a dieci anni non riflette a pieno la reale situazione del paese, soprattutto se si pensa che i BTp italiani sulla medesima scadenza pagano sensibilmente di più, attorno al 4%». Secondo Stefano Guglielmetto, responsabile investimenti di Merrill per l'Italia, la penisola non é un più il grande malato d'Europa ma semmai «il grande convalescente» alla luce delle misure varate sinora per fronteggiare la crisi.

Insomma, lo scenario di fondo non è entusiasmante. Anche perché gli ultimi dati (da più fonti) evidenziano che nel 2013 c'è stata ulteriore contrazione del credito a famiglie e imprese e che l'aumento della base monetaria della Bce (attraverso le offerte Ltro) non si è tradotto in un pari aumento dell'offerta di moneta. Questo perché gli istituti di credito hanno per larga parte preferito lasciare la liquidità presa in prestito a tassi agevolati nell'alveo della sfera della finanza, acquistando bond sovrani e sostituendosi in questo alla Bce che, ai sensi dell'articolo 123 del Trattato consolidato dell'Ue, non può farlo (non è prestatore di ultima istanza).

Per questo motivo se oggi (o nelle prossime sedute) la Banca centrale dovesse ripresentare un qualcosa di simile all'Ltro le speranze che ciò abbia effetti sull'economia reale che annaspa (dal 2007 il Pil dell'Italia è calato in termini reali dell'8,5%) sono davvero residue.

Piuttosto, tra gli esperti c'è chi propone una soluzione alternativa, una terza via. Seguendo questa nuova strada la Bce non dovrebbe far altro che emulare il programma seguito dalla Bank of England dal luglio del 2012 conosciuto con l'acronimo Fls che sta per Funding for landing scheme. Di cosa si tratta? È un finanziamento agevolato che la Bank of England ha erogato alle banche britanniche e alle società immobiliari (building societies) . La quantità del prestito è direttamente correlata ai prestiti che queste erogano a famiglie e imprese (economia reale). Sono, per dirla all'inglese e come riportato sul sito della Bank of England «linked to their lending performance».

In questo modo non c'è scampo. I soldi della banca centrale fuoriescono dal mondo della finanza per entrare in quello dell'economia reale, senza alcun rischio di contribuire a un processo di deindustrializzazione. I rischi? Dosi eccessive possono portare a una bolla del settore immobiliare. Ma questo dipende dall'abilità in politica monetaria della banca centrale di turno nel dosare i prestiti. Al momento i risultati in Gran Bretagna si sono visti: il Pil nel 2013 dovrebbe crescere dell'1,5% (in controtendenza rispetto alla media dei Paesi Ue) trainato proprio dal buon andamento del mercato immobiliare. La Bce può prendere appunti.

twitter.com/vitolops

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