L'Abc dell'Unione bancaria
L'Unione europea ha deciso di realizzare in tempi relativamente stretti l'Unione bancaria. Ecco obiettivi, compiti e meccanismi - Unione bancaria, intesa nella notte. Per Olli Rehn progressi decisivi sul meccanismo di gestione delle crisi
di Isabella Bufacchi
4. Il fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie. SRF
In futuro, grazie all'Unione bancaria, nessuno Stato europeo rischierà di fallire per colpa di un crack bancario. Questo rafforzamento strutturale della solidità degli Stati e del sistema bancario dovrebbe portare all'armonizzazione delle condizioni del credito, all'annullamento del "bias" negativo nazionale, alla fine del legame tra banche e stato e all'annullamento del contagio delle crisi che da nazionali diventano transfrontaliere. L'autorità di vigilanza unica e i nuovi requisiti di capitalizzazione dovranno funzionare come interventi preventivi, messi in atto per prevenire e quindi evitare il fallimento delle banche. Tuttavia, non si può escludere a priori il "tail risk", il rischio di un evento straordinario capace di far saltare tutti gli schemi: per questo, l'Europa sta decidendo come intervenire per sostenere le principali banche in difficoltà oppure per smantellarle.
Per prima cosa, il conto finale non sarà più a carico dello Stato e quindi dei contribuenti. Non sono previsti, almeno per ora, interventi a fondo perduto dello Stato. Il primo passo sarà quello del bail-in, una quota di perdite verrà distribuita presso i creditori privati fino all'8% degli asset della banca in difficoltà (azionisti, sottoscrittori di obbligazioni subordinate, forse detentori di senior bond e di depositi oltre i 100.000 euro). In seconda battuta è previsto l'intervento del fondo di risoluzione a livello nazionale (costituito con versamenti dalle banche) oppure del fondo di risoluzione europeo chiamato SRF (Single resolution fund), anch'esso costituito con i versamenti delle banche. La dote di questo fondo europeo infatti dovrebbe essere costituita con le risorse provenienti dai fondi di risoluzione nazionali: operativo a regime dopo 10 anni di versamenti per un target totale di 55 miliardi di euro. La dimensione del suo intervento caso per caso è stimata attorno al 5% degli asset della banca in difficoltà. Se le risorse dell'SRF non dovessero essere sufficienti, la gestione della crisi bancaria prevede una rete di sicurezza, un "paracadute" come lo ha definito il ministro Saccomanni, un backstop comune europeo finanziato con risorse pubbliche (i soliti contribuenti) oppure con l'ESM, il meccanismo europeo di stabilità. Il backstop sarà attivato fin dal primo giorno di vita dell'SRF, nella fase transitoria di costituzione del fondo che durerà 10 anni, dopo l'operatività a pieno regime del fondo di risoluzione europeo. L'SRF potrebbe essere garantito dagli stati europei: la garanzia permetterà al fondo di finanziarsi sul mercato e di ottenere un prestito-ponte quando a corto di liquidità a cospetto di crisi bancarie pesanti. In tutti i casi, sia che abbia aiuti extra da stati, ESM o mercati, resta il fatto che il fondo di risoluzione dovrà rimborsare i prestiti ricevuti, con i contributi provenienti dallo stesso sistema bancario, quello sano.
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