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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2014 alle ore 16:36.
L'ultima modifica è del 06 gennaio 2014 alle ore 12:32.

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Un anno da incorniciare. Ecco come molte delle banche italiane ricorderanno il 2013. Complice l'euforia generalizzata che ha contagiato tutti listini globali, gli istituti tricolori, raccolti nel Ftse bancario, hanno registrato un apprezzamento del 33% in termini di valore. In pratica la capitalizzazione complessiva è aumentata di 20 miliardi, passando da 62 a 82 miliardi di euro. Un balzo che ha di fatto trascinato l'intero listino italiano, salito del 16,5%. Ancora più impressionante è la crescita se il confronto si fa partire da aprile 2013, quando furono toccati i minimi dell'anno: in questo caso l'aumento di capitalizzazione del settore è pari addirittura a 30 miliardi.

Se il valore di mercato delle banche nostrane è salito di un terzo in soli dodici mesi molto si deve al contemporaneo apprezzamento dei titoli di Stato governativi, di cui i portafogli bancari sono pieni. Lo spread tra BTp e Bund nel corso dell'anno è andato via via normalizzandosi, calando dagli iniziali 319 punti fino ad assestarsi in area 200 punti base, ai minimi dal 2011. E così, man mano che i prezzi dei nostri BTp riprendevano fiato e aiutavano i bilanci degli istituti, gli investitori, tra cui molti internazionali, tornavano ad investire sulle azioni finanziarie italiane. Un ritorno di fiamma dopo la crisi di fiducia del 2012 che, soprattutto nella prima parte dell'anno, aveva colpito il nostro paese sull'onda del rischio di break up dell'euro.

Tra i bancari, il titolo più brillante è stato UniCredit, che è salito del 45% e ha visto impennare il suo valore dai 3,7 a 5,38 euro. Apprezzata per la sua diversificazione oltre Italia, la banca di Piazza Cordusio è risultata di fatto l'azione più liquida a Piazza Affari, e non a caso ha vinto la palma dell'azione più trattata nel 2013 sia per controvalore (95,2 miliardi di euro), sia per numero di contratti (5,5 milioni). Complice un'esposizione lorda in titoli di Stato di 58,044 miliardi, di cui la maggior parte concentrati su scadenze fino a due anni, l'istituto di Federico Ghizzoni ha recuperato il calo (-14%) accusato nel 2012.
Accanto a UniCredit, sul podio dei migliori titoli italiani del credito ci sono Ubi e Credem, con progressi rispettivamente del 40,8% e del 40,7%. Due balzi che consentono di riportare le lancette al giugno 2011 per la banca guidata da Victor Massiah e all'ottobre 2008 per l'istituto emiliano. Ottima la performance anche di Intesa Sanpaolo (+38%), nell'anno che ha registrato l'arrivo al vertice di Carlo Messina al posto del dimissionario Enrico Cucchiani.

Se è vero che molti istituti possono sorridere, c'è chi invece non può fare altro che tentare di dimenticare in fretta l'anno appena trascorso. Tra questi c'è la Banca Popolare dell'Eutruria e del Lazio, che negli ultimi 12 mesi ha perso il 66% del suo valore, segnalandosi suo malgrado come il peggiore titolo a Piazza Affari. L'annuncio dei rilievi di Bankitalia - secondo cui un terzo dei crediti in pancia all'istituto sono deteriorati - ha appesantito ulteriormente un titolo che oggi si attesta 0,5 euro. In pratica un terzo di quello che valeva a fine 2012, un sesto di quello che il mercato gli riconosceva (3 euro) nel settembre 2012. In acque non facili naviga anche Carige che rimane in attesa di varare un aumento di capitale da 800 milioni di euro.

L'attenzione del mercato è ora tutta rivolta alla presentazione del nuovo piano industriale da parte del nuovo a.d. Piero Montani. Nel frattempo tuttavia il mercato ha punito il titolo ridimensionandolo del 42 per cento. Ancor più delicata la situazione in cui versa Banca Mps, la cui assemblea dei soci nei giorni scorsi ha rimandato a luglio l'aumento di capitale da 3 miliardi necessario al rimborso dei Monti bond. Nel 2013 il titolo è passato da 0,26 a 0,17 euro. Una débacle che oggi potrebbe costare la perdita del controllo alla locale Fondazione bancaria.

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