I Paesi emergenti alzano i tassi e fanno ballare i mercati. Conviene investire?
Tassi alti uniti a potenziali prospettive di riapprezzamento di alcuni cambi potrebbero rappresentare una opportunità di investimento, seppur ad altissimo rischio? Lo abbiamo chiesto ad alcuni gestori
di Vito Lops
7. Investire negli Emergenti / In generale prevale la cautela
A livello generale, quindi, prevale la cautela. «Ci vuole molta cautela per capire se quest'interventi siano sufficienti per dissipare i dubbi e le preoccupazioni degli investitori mondiali - argomenta Tommaso Federici, responsabile gestioni Banca Ifigest -. Ma anche se il quadro dovesse normalizzarsi preferiamo approfittare delle opportunità che si creeranno sui mercati azionari dei paesi sviluppati che, ricordo, importano molto più di quanto esportano dagli emergenti e che quindi al di là delle turbolenze di breve periodo potrebbero beneficiare delle svalutazioni competitive avvenute nei mesi precedenti». Secondo Matteo Paganini, chief analyst di daily Fx/Fxcm «parlare di trend rialzista è a nostro parere prematuro, per il semplice fatto che il forte deprezzamento delle valute emergenti è dovuto ad un fattore scatenante e a problemi strutturali che stanno interessando i Paesi Emergenti. Ci riferiamo alla forte incertezza che caratterizza le diverse politiche monetarie globali, con la Federal Reserve ed il suo Quantitative Easing che si sta gradualmente dismettendo, ed ai problemi interni relativi ad ogni Paese (il cosiddetto rischio Paese), che in modalità diverse si stanno manifestando ma che hanno l'effetto comune di portare a mancanza di fiducia in queste economie. Fiducia che colpisce l'economia reale tramite la diminuzione di investimenti in siti produttivi e le valute dei Paesi interessati a causa di deflussi di capitali diretti sul mercato valutario. Rimane però l'idea che titoli governativi con tassi più alti rispetto ai precedenti possano fornire buone opportunità di investimento, a causa del fatto che il rischio default non è ancora nè contemplato né prezzato. Questo potrebbe portare a buone opportunità di investimento soprattutto sul versante turco, brasiliano e sud africano partendo dal presupposto che occorrerà coprirsi in maniera molto oculata dal rischio di cambio (suggeriamo coperture dinamiche e non classiche per aumentare l'efficienza e l'efficacia delle stesse) in quanto non è scontato che il mercato andrà a premiare le mosse delle banche centrali, che tentano di arginare un fiume comunque ancora pericoloso».
Per Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas investment partners «bisogna usare molta cautela perché i rialzi dei tassi, se da un lato inducono ad un apprezzamento valutario, dall'altro possono contribuire al peggioramento del quadro congiunturale domestico. In molti casi l'apprezzamento valutario è stato inoltre fino ad ora limitato nel tempo, proprio perché non sempre la situazione macroeconomica di quei paesi ha tratto beneficio, anzi, dall'inasprimento della politica monetaria. I paesi con elevati disavanzi di bilancia dei pagamenti continueranno inoltre a soffrire per via deltapering. In Brasile, India, Indonesia e Turchia le elezioni politiche di quest'anno potrebbero aggiungere ulteriore incertezza. Attenderei prima di investire nelle obbligazioni di questi paese che l'avvio del tapering e le elezioni lascino un cielo più sereno all'orizzonte. Eviterei Venezuela e Argentina dove i rendimenti sono molto elevati a fronte di un'inflazione assolutamente fuori controllo. Per ora mi concentrerei sui paesi meno problematici qualche asiatico di rilievo (Cina in primis) e qualche paese più "esotico" (Dubai, Slovenia). Suggerirei in ogni caso di evitare il "fai da te" per una classe di attivo altamente volatile e così complessa, che non può che rappresentare una percentuale dei nostri risparmi in un'ottica di diversificazione».
A parer di Luca Gianelle, client portfolio manager del team multi-asset di Russell investments «queste situazioni di mercato necessitano di estrema selettività e valutazione del rischio. Il primo pilastro del nostro processo di investimento da tempo segnala che da un punto di vista delle valutazioni esistono delle opportunità specifiche nell'area , almeno in quei paesi che non sono caratterizzati dalla situazione di "deficit gemello" (come sopra descritto) o in alcuni segmenti del mercato azionario. Tuttavia sentiment degli investitori in peggioramento e preoccupanti segnali di rallentamento del ciclo economico inducono prudenza».
Nicola Trivelli, Ceo e direttore investimenti di Sella Gestioni non ha dubbi: «In queste fasi per gli investitori rimane d'obbligo la prudenza. In termini di cambi non è detto che le Banche centrali abbiano la meglio nel breve periodo e l'instabilità politica che caratterizza alcuni di questi Paesi potrebbe aggravare la situazione. Per i Bond emergenti si dovrebbe puntare eventualmente su graduali entrate in valuta forte (come l'Euro e il dollaro) e su strumenti diversificati, rimanendo comunque molto prudenti sui paesi che presentano un deficit di partite correnti e sono caratterizzati dall'instabilità politica marcata».
Secondo Ombretta Signori, senior strategist di Axa investment managers «diversi fattori, infatti, potrebbero aumentare la volatilità dei mercati emergenti, come visto in questi ultimi giorni. Nello specifico: a) il tapering, dato che il minor stimolo monetario rende più vulnerabili i Paesi caratterizzati da maggiori squilibri dei conti con l'estero (Brasile, Turchia, India, Indonesia, per citarne alcuni); b) in diversi paesi emergenti questo sarà un anno elettorale e quindi il fattore rischio politico può aumentare l'incertezza e fermare temporaneamente le riforme strutturali necessarie per riaggiustare questi squilibri; c) un rallentamento superiore alle attese della crescita cinese e/ o strascichi dell'evitato default del China Credit Trust»
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