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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 09:24.
L'ultima modifica è del 30 gennaio 2014 alle ore 09:26.

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Dalla Cina alla California sono state settimane di trattative intense ma veloci che disegnano nuovamente la geografia della tecnologia mobile: Lenovo compra Motorola Mobility da Google per 2,91 miliardi di dollari. Mountain View mantiene però gran parte dei brevetti.

Google aveva comprato i cellulari di Motorola nel maggio 2012 per 12,5 miliardi di dollari: all'epoca le principali analisi si concentrarono sullo spostamento strategico di Mountain View dal software Android all'hardware oltre che sul valore dei brevetti, probabilmente la ragione principale. Google ha però continuato a crescere con il suo sistema operativo open source diventando solido leader in termini di quote di mercato con diversi produttori. Motorola è rimasto un business separato senza dare particolari soddisfazioni, anche perché l'azienda fondata da Sergey Brin e Larry Page si è trovata nell'ambiguità strategica di un fornitore di sistema operativo che ha in casa un produttore di telefoni e che dunque potrebbe fare tutto da sé.
Google non ha mai fatto questo passo, sfruttando i brevetti di Motorola ma non la capacità produttiva: secondo Idc nel 2013 la quota di mercato è scesa da 2,3% all'1%. Mountain View ha potuto sfruttare i 3 miliardi di cassa di Motorola e ha ceduto il business dei set-top box per 2,35 miliardi di dollari. Ora si trova in una posizione che fa stare più tranquilli i partner, Samsung in testa, e i regolatori.

Resta lampante la differenza tra i 12,5 miliardi di dollari dell'acquisto di soli 22 mesi fa in confronto ai nemmeno 3 miliardi della vendita di oggi. "E' vero, perdono molti soldi ma ne avrebbero persi molti di più se avessero continuato con Motorola perdendo 500 milioni a trimestre – commenta Carolina Milanesi, direttore della ricerca a Kantar Worldpanel - . Secondo me per Google il mercato è cambiato più in fretta di quanto sono riusciti a cambiare Motorola e a realizzare la loro visione".
C'è poi un altro aspetto. Pochi giorni fa sempre Google ha siglato un accordo con Samsung per la condivisione dei brevetti per i prossimi 10 anni. I coreani sono numero 1 al mondo nei cellulari e soprattutto i principali clienti di Google per Android. "Le due notizie credo che siano collegate – continua Milanesi - Mi sembra che Google abbia deciso di puntare su Samsung come fornitore principale di Android ma allo stesso tempo di avere Lenovo alle spalle per espandere la presenza non solo sui telefoni ma anche sui tablet".

E qui arriviamo a Lenovo. L'azienda cinese da un anno è numero 1 al mondo nei pc e un tassello importante della strada verso la conquista della leadership è stato l'acquisto dei pc di Ibm nel 2005. Nel frattempo il determinatissimo gruppo cinese è cresciuto in maniera molto veloce negli smartphone, fino a diventare il terzo produttore al mondo dopo Samsung e Apple, grazie soprattutto al mercato cinese. Lenovo ha abbondante disponibilità di cassa e al Sole 24 Ore aveva annunciato l'intenzione di proseguire nel lungo percorso di crescita per acquisizioni. Si è parlato allo sfinimento di BlackBerry, ma nel frattempo i cinesi hanno comprato anche i server di Ibm e messo a segno l'operazione con Google.

L'avvicinamento è iniziato poco dopo che Google ha comprato Motorola: racconta il ceo Yang Yuanqing di aver invitato a cena il ceo di Google Eric Schmidt subito dopo chiedendogli se avevano intenzione davvero di diventare un'azienda hardware e che in caso contrario Lenovo avrebbe rilevato il business volentieri. Dopo meno di due anni, Google ha alzato la cornetta.
"Il deal ha molto senso per Lenovo perché deve assolutamente creare una presenza al di fuori della Cina nel mercato smartphones. Userà il brand in America, America Latina e Cina per crescere le vendite. Sfrutterà la relazione che Motorola ha con gli operatori ma anche con Google. Diventerà il secondo partner per Google" conclude Milanesi.

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