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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 07:36.
L'ultima modifica è del 13 febbraio 2014 alle ore 15:18.

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Alcune settimane fa, una notizia ha fatto tremare il mondo delle energie rinnovabili: Bloomberg New Energy Finance (Bnef), una delle voci più autorevoli in questo campo, ha evidenziato come il 2013 sia stato un anno negativo per le tecnologie green, che hanno visto investimenti in calo del 12% rispetto all'anno precedente (289 miliardi di dollari), per un totale di 254 miliardi di dollari. La flessione è la seconda consecutiva, perché il picco era stato raggiunto nel 2011, quando si totalizzarono ben 318 miliardi di dollari.

Alla pubblicazione dei dati, puntualmente, si è sentito parlare di bolla delle energie rinnovabili, si è puntato il dito sulle difficoltà del settore, ecc. In realtà, lo stesso studio ha messo in luce come la riduzione del volume degli investimenti fosse legata a un aspetto positivo, ossia alla diminuzione del costo degli impianti fotovoltaici. Un fattore che nell'immediato comprime inevitabilmente la mole del denaro investito, ma che in prospettiva ne dovrebbe assicurare la moltiplicazione.

Il secondo elemento è più preoccupante, ma va circostanziato: l'incertezza delle normative nei Paesi occidentali ha indubbiamente raffreddato gli investitori, ma anche se questa condizione dovesse perdurare esiste un'alternativa, perché ormai tutte le analisi dimostrano che il futuro delle rinnovabili è fuori dall'area Ocse. Dunque, è lecito attendersi una ripresa degli investimenti nelle energie verdi, anche perché gli annunci di big provenienti anche da settori profondamente diversi si moltiplicano.

Uno degli ultimi è stato quello di Goldman Sachs, il gigante bancario statunitense, che ha pianificato ben 40 miliardi di dollari di investimenti nelle rinnovabili, non tanto per motivi ambientali ma perché ritenuto uno dei comparti maggiormente interessanti. Buona parte di questa somma è diretta proprio verso i mercati emergenti e si basa sull'assunto che ben presto eolico e solare saranno in grado di competere ad armi pari (ossia senza incentivi) con le fonti fossili.

Un altro nome ben noto nel settore finanziario, JP Morgan, ha recentemente investito ben 96.2 milioni di dollari per finanziare un parco eolico da 258 MW in Texas ed è impegnata anche in altri progetti. Un vero e proprio colosso del settore, Starwood Capital Group, ha invece addirittura dedicato una vera e propria società specializzata in questo genere di investimenti, con già all'attivo diverse operazioni miliardarie. L'ultima in ordine di tempo, sempre nell'eolico texano, è stato condotta insieme a nomi del calibro di Ge e Banco Santander. In Europa, invece, c'è da segnalare l'attivismo di Allianz Capital Partners (ACP), che nel 2013 ha investito oltre 400 milioni di euro nell'acquisizione di nove parchi eolici in quattro mercati europei, portando l'impegno complessivo a oltre 1,75 miliardi di dollari.

Senza dubbio, uno dei più convinti sostenitori del mondo delle rinnovabili è Google: mentre le altre società dell'Ict sono ancora impegnate a costruirsi un immagine green, il numero uno dei motori di ricerca è già da anni passato alla fase due, investendo in progetti in mezzo mondo, per un valore ormai di quasi un miliardo di dollari. Anzi, la strategia di Big G va ormai oltre le energie pulite: proprio a gennaio Mountain View ha effettuato la sua seconda acquisizione della storia sborsando ben 3,2 miliardi di dollari per Nest Labs, azienda leader nei termostati intelligenti di nuova generazione, ossia efficienza e domotica, aree destinate a costituire insieme alle rinnovabili il cuore delle future smart city.

Più orientata all'oggi appare invece la politica del colosso indiano Tata, che sembra pronto a investimenti per 400 milioni di dollari nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica, motivato dall'obiettivo di tagliare i costi dell'energia elettrica delle proprie industrie. E in Italia? Nonostante la situazione non semplice del mercato, tra valzer normativi e intoppi burocratici, le aziende green quotate sono in buona salute e piacciono agli investitori, soprattutto stranieri: tra quelli più attivi ci sono Eurizon Capital, Kairos Partners, Dimensional Fund Advisors e KBC Asset Management NV, riferisce una recente indagine Vedogreen.

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