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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2014 alle ore 09:18.

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Indovina chi ha la delega. Intesa Sanpaolo non è solo il primo azionista di Alitalia-Cai e la principale banca creditrice della compagnia dai conti in rosso profondo. È anche il soggetto dal quale alcuni soci più piccoli si sono fatti rappresentare alle ultime assemblee di Alitalia.
A conferma che la banca è l'azionista dominus in Alitalia, oltre il suo peso nel libro soci che, dopo la recente ricapitalizzazione, è salito dal 10 al 20,59%, davanti a Poste Italiane (19,48%) e Unicredit (12,99%). E dopodomani nuova assemblea per cambiare lo statuto.
Il verbale dell'adunanza dei soci svoltasi il 13 gennaio 2014, per modifiche allo statuto e l'elezione del cda, rivela che sia la Marcegaglia Spa sia la Aura Holding Spa di Maurizio Traglio erano rappresentate, per delega, da Massimiliano Boschini, che rappresentava anche Intesa. Infatti Boschini è un dirigente della banca che nel 2008, su incarico del premier Silvio Berlusconi, diede la spinta decisiva all'affondamento della vecchia Alitalia pubblica (lasciando i debiti alla collettività e oltre 7mila dipendenti senza lavoro) e alla nascita della Cai con il Progetto Fenice.
Il gruppo Marcegaglia, appartenente alla famiglia dell'ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, entrato in Cai nel 2008 con 10 milioni di euro e lo 0,89% del capitale, ora detiene lo 0,75% di Alitalia. La Aura di Traglio possiede lo 0,92% dopo le ultime variazioni, prima aveva l'1,33% ottenuto con un versamento iniziale di 15 milioni.
Nessuno degli altri soci di Alitalia all'assemblea di gennaio, presente il 96,77% del capitale, si è fatto rappresentare da delegati di altri soci. Cosa significa la delega di Marcegaglia e Traglio a Intesa? Da tempo c'è chi sostiene che la banca abbia fornito le risorse anche ad altri soci poco inclini all'investimento, o con prestiti o con altre formule. Il conferimento delle deleghe per l'assemblea è un ulteriore indizio a favore di questa ricostruzione, anche se non dimostra che gli intestatari delle quote siano dei prestanome per conto di Intesa. Anche nell'assemblea del 14 ottobre 2013 un socio ha dato la delega allo stesso rappresentante di Intesa, che era Andrea Salvati: la lussemburghese T.H. Sa, della famiglia Angelucci, allora titolare del 5,31% di Alitalia, oggi scesa allo 0,41 per cento.
Si può ricordare che Emma Marcegaglia nel gennaio 2009 disse al Sole 24 Ore che aveva deciso di vendere il suo pacchetto di Alitalia perché «l'operazione si è conclusa» e considerava «esaurito» il suo compito. Ma le quote sono rimaste sempre intestate all'azienda siderurgica di Gazoldo degli Ippoliti. Solo uno, tra i Capitani coraggiosi della prima ora, ha venduto le quote, la Fingen dei fratelli Corrado e Marcello Fratini di Firenze: nel maggio 2011 hanno ceduto le azioni allo stesso prezzo di acquisto, 15 milioni, malgrado l'Alitalia privata fosse in rosso dalla nascita e quindi fosse logico supporre una svalutazione. Chi ha comprato dai Fratini? Sempre Intesa. È finanziato dalla stessa banca anche il nuovo socio Antonio Percassi, entrato nell'ultimo aumento di capitale con il 3,9 per cento.
Le azioni ex Fingen in parte sono state riacquistate da Davide Maccagnani (ora ha il 3,69% di Alitalia), in parte sono rimaste nella Ottobre 2008 Srl, controllata da Intesa. All'ultima assemblea la Ottobre 2008, titolare dell'1,38%, era rappresentata per delega da Gregorio Gitti: avvocato, eletto deputato nel 2013 per Scelta civica, nonché marito della figlia di Giovanni Bazoli, il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo.
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