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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 10:20.

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Le frodi e la corruzione non sono più fenomeni che colpiscono soltanto il settore pubblico e funzionari corrotti. Anche le aziende private dalle multinazionali quotate in Borsa alle piccole e medie imprese sono bersagliate da questa "tassa occulta" che pesa sui consumatori e sull'economia del Paese, alimentata dalla connivenza della cosiddetta "zona grigia" fatta di colletti bianchi e tecnici compiacenti. A dirlo sono due società di advisory la PriceWaterhouseCoopers e la Kroll che negli ultimi dodici mesi hanno intervistato centinaia di aziende in Italia e all'estero. I due report sono stati pubblicati ieri ed entrambi danno un quadro allarmante: nell'ultimo anno truffe e corruzione sono esplose spinte dalla crisi che rende le aziende vulnerabili. Uno scenario comune a molti paesi europei, ma che tuttavia pone l'Italia in una scala globale vicina a paesi come la Turchia, il Perù, Hong Kong, Giappone, Portogallo, Danimarca, Austria e Arabia Saudita.

Il profilo del frodatore. Se l'Italia è diventato un paese ad alto rischio per gli investitori, lo si deve anche al nuovo profilo del frodatore appartenente alla categoria dell'alto dirigente pronto a falsificare i bilanci per centrare i target aziendali, al faccendiere ben introdotto o all'imprenditore dai contatti trasversali.La figura descitta dalla PwC ci racconta che nell'ultimo anno sono sempre più numerosi i dirigenti che si sono macchiati di reati che vanno dall'appropriazione indebita, alla corruzione e alla truffa: al senior management va la palma d'oro con il 36% dei casi segnalati superando il middle management che si ferma al 29% mentre soltanto tre anni fa era la categoria più a rischio (40n per cento).

Ecco allora che dal profilo del nuovo frodatore emerge una figura maschile tra i 41 e i 50 anni, ben istruita con titolo di studio che va dalla scuola secondaria alla laurea, con una anzianità aziendale di oltre 10 anni, e soprattutto in posizione apicale. Fino a tre anni fa la figura a rischio frode era il middle management di età tra 31 e 40 anni, con in tasca un diploma di scuola secondaria e una anzianità aziendale da 3 a 5 anni

La responsabilità delle figure apicali. Perché un manager con stipendi d'oro e bonus intoccabili mette a repentaglio il posto di lavoro? «I tre principali elementi che spingono a compiere crimini economici sono le opportunità e l'abilità, ma anche gli incentivi e le pressioni», spiega Alberto Beretta partner di PwC: la sicurezza di non essere scoperti, favorita dall'assenza di controlli, ma soprattutto la volontà di raggiungere i target aziendali il cui mancato conseguimento avrebbe impatti sui bonus legati ai risultati e sugli obiettivi di business plan comunicati al mercato. «In Italia i dati sono in linea con quelli europei – spiega Marianna Vintiadis, country manager di Kroll per l'Italia -. Anche nel nostro Paese è sempre più frequente il fenomeno delle frodi perpetrate da personale interno all'azienda che nella maggior parte dei casi ricopre un ruolo di un certo livello». Esclusi i manager ad incorrere in reati economici ci sono anche clienti, fornitori, ex dipendenti, concorrenti, ma anche organizzazioni criminali e, nel caso delle frodi informatiche, gli hackers sono i soggetti più a rischio.

Dalle truffe fiscali e contabili alla corruzione. Nell'ultimo anno in Italia c'è stata un'esplosione di frodi fiscali e contabili, attribuite a soggetti interni all'azienda perché sono gli unici a conoscenza dei punti debili del sistema di controllo. Gli impatti sono i mancati guadagni che rapresentano un costo per l'impresa e per il consumatore e possono arrivare fino a 75 milioni di euro, secondo PwC.

Se la corruzione è stata definita il cancro dell'economia, la World Bank stima che nel mondo sono pagati ogni anno più di mille miliardi di dollari di tangenti circa il 3% del Pil mondiale. Tuttavia l'ordine di grandezza della corruzione stride con la scarsità di procedimenti penali in Italia, meno di un migliaio di inquisiti, mentre le condanne sono eventi ancor più rari, secondo le stime di Eurobarometer: poco più di 300 nel 2010, ma tra i condannati oltre il 98% incorre in condanne inferiori ai due anni, e dunque con le misure alternative evita di scontare un solo giorno di carcere. Ne consegue un'aspettativa di impunità particolarmente alta per i reati di corruzione. A questo si aggiungono le statistiche ufficiali dell'Istat che mostrano un trend discendente delle denunce, mentre è ancora poco conosciuta e per nulla tutelata, a differenza di altri paesi, la figura del whistlebowers, la gola profonda per le denunce in forma anonima (vedi il caso dell'Nsa americana) .

Puntare sulla prevenzione. Il tratto comune ad entrambe le società di advisory è la richiesta crescente di indagini interne o consulenza sulle frodi aziendali. «Abbiamo rilevato – dice Vintiadis della Kroll – che nell'ultimo anno, anche a seguito della nuova normativa anticorruzione, i collegi sindacali si mostrano molto più attenti alla problematica e chiedono un aiuto sia per indagini sia per consulenze». Lo conferma anche Alberto Baratta di PwC: «In Italia le aziende sono sempre più sensibili ai reati di corruzione sia per rispondere alle normative nazionali ed internazionali (soprattutto USA e in Gran Bretagna) sia per contenere i potenziali danni di immagine qualora l'aziende venisse coinvolta».

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