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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 12:57.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 17:36.

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Dopo mesi di linea dura contro la Procura, a Collecchio decidono di fare quel passo indietro chiesto dai pm. La mossa mette fuori gioco i riottosi soci di Amber. Si dovrà nominare un nuovo cda.

Colpo di scena a Collecchio. Parmalat, con una mossa a sorpresa e totalmente inattesa, annuncia le dimissioni dei consiglieri di amministrazione. Sono 9 su 11. Automaticamente viene meno tutto il cda. si dovrà

La mossa (annunciata a Borsa aperta) ha spiazzato i mercati (praticamente piatto il titolo, +0,08%): i francesi di Lactalis, che hanno scalato Parmalat tre anni fa sfilandola alle mire di Granarolo-Intesa, sembra andare incontro alle richieste della Procura. Da due anni è in corso un braccio di ferro tra Parmalat e magistrati: nodo del contendere la controversa operazione Lag dove Lactalis di fatto ha venduto e comprato a sè stessa la controllata americana Lag, pagandola con il tesoretto di Parmalat accumulato dalla gestione straordinaria di Bondi. I pm, dietro denuncia del fondo Amber, avevano chiesto la revoca del cda, accusandolo di aver agito contro gli interessi di Parmalat a favore dell'azionista francese. Ma lo scorso autunno, la doccia fredda: il Tribunale civile di Parma ha "assolto" Parmalat e Lactalis. Nessun azzeramento del cda, operazione Lag sostanzialmente corretta.

Incassato un successo contro la Procura, ecco la decisione a sorpresa: le dimissioni, volontarie, del cda. «Convinti di aver agito sempre correttamente» - spiegano in una lettera i consiglieri Gabriella Chersicla, Francesco Gatti, Yvon Guerin, Marco Jesi, Daniel Jaouen, Marco Reboa, Antonio Sala, Franco Tatò e Riccardo Zingales - «assumiamo questa difficile decisione nell'esclusivo interesse della società, al fine di consentirle di operare nuovamente in un clima sereno e costruttivo». «Lasciamo un'azienda che nell'ultimo biennio, pur nel difficile frangente attraversato, ha realizzato, sotto la nostra gestione, i migliori risultati della sua storia (grazie anche al contributo più che positivo fornito da Lactalis american group in termini di risultato economico), con beneficio per tutti gli azionisti, che hanno visto il titolo apprezzarsi di circa il 39% nel corso del 2013'. L'intero consiglio cesserà dalla carica alla convocanda assemblea di bilancio, che dovrà procedere alla nomina del nuovo cda.

Ed ecco la conseguenza, non banale: dovranno essere presentate nuove liste che i soci dovranno votare in assemblea. A questo punto Amber, il socio di minoranza che ha dato battaglia a Lactalis, rischia di essere estromesso: oggi il fondo attivista americano, salito alla ribalta per le sue battaglie (non sempre disinteressate) di governance, ha due consiglieri di minoranza, eletti lo scorso anno. Ma nel frattempo Amber ha venduto il pacchetto di titoli Parmalat che deteneva: così non potrà presentare una nuova lista di minoranza. Lactalis prende i classici due piccioni con una fava: va incontro ai desiderata della Procura e di fatto disinnesca la mina Amber.

C'è una lettura "politica"? Coincidenza, ma mica tanto, oggi pomeriggio Parmalat ha comunicatoi dati preliminari del 2013. Ricavi e Mol sono in crescita, nonostante i consumi di latte siano crollati l'anno scorso in vari mrcati. Il fatturato è salito a 5,35 miliardi e la redditività lorda a 437 milioni, in miglioramento, rispettivamente, del 3,7% e del 2,8%.

E ad avvalorare la tesi della imposizione a una scelta obbligata, il rammarico di Lactalis: la casamadre si è detta dispiaciuta delle dimissioni. Ma di certo non è stata una sorpresa.

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