Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e omologhi tedeschi (qui il grafico di giornata dello spread) è sceso nel corso della seduta a quota 190 punti, un livello pari al differenziale tra Bonos spagnoli e Bund (qui il grafico dello spread Bonos-Bund)

Dopo la brillante asta CTz di ieri (2,5 miliardi di euro collocati con tassi ai minimi storici), oggi un nuovo segnale di fiducia è arrivato dall'asta BoT a 6 mesi. Il Tesoro ha collocato tutti gli 8,5 miliardi di euro in asta con tassi ai minimi storici anche se la domanda è risultata in calo rispetto al precedente collocamento di gennaio. Il rendimento medio è sceso sotto la soglia dello 0,5% per la prima volta dall'introduzione dell'euro attestandosi su 0,455% da 0,59% dell'asta di gennaio. Il rapporto tra domanda e offerta è però calato a 1,44 volte da 1,52 di gennaio.

Merito del cambio di Governo? Solo in minima parte. I mercati in realtà stanno premiando bond e azioni italiane da ben prima che si parlasse della staffetta Letta-Renzi. E questo sta succedendo soprattutto grazie ai consistenti flussi di liquidità in arrivo da soprattutto dagli Stati Uniti. I grandi investitori istituzionali, con la decisione della Federal Reserve di ridurre gradualmente gli stimoli monetari, stanno infatti disinvestendo pesantemente dai mercati emergenti dirottando la liquidità su asset ad alto rendimento come azioni e bond dei Paesi periferici dell'area euro.

È in atto insomma una consistente rotazione di portafoglio dei grandi investitori istituzionali dettata dalle mosse della Federal Reserve. Ed è questa, più che le vicende politiche in Italia, la vera benzina dietro il calo dello spread.

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