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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 12:17.

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Inizio d'anno con segnali contrastanti sul fronte del risparmio gestito: se infatti gennaio ha chiuso i battenti della raccolta con un passivo di 1,5 miliardi di euro (per la prima volta dopo che il 2013 era stato caratterizzato dal segno più), il patrimonio dell'industria ha raggiunto quota 1.334,8 miliardi, registrando così il nuovo record assoluto. Senza contare che contrariamente a quanto avviene da tempo, le sottoscrizioni hanno premiato i prodotti di diritto italiano (+2,1 miliardi), piuttosto che quelli esteri (+1,8 miliardi).
I dati contrastanti si spiegano se si va a vedere più da vicino il motivo del rallentamento, che si traduce in un'uscita dalle casse delle gestioni di portafoglio di ben 5,4 miliardi. Un calo consistente, avvenuto sulla scia dei deflussi accusati da Mediolanum, che sui mandati istituzionali ha registrato un deficit di oltre 13,2 miliardi. «Dall'1 gennaio – si legge in una nota della società – il gruppo Mediolanum ha eliminato i mandati di gestione infra-gruppo da Mediolanum Vita verso Mediolanum Gestione Fondi. L'operazione ha comportato l'uscita dal perimetro della rilevazione Assogestioni di 13.216 milioni di euro, registrati a diminuzione del patrimonio gestito e come raccolta netta negativa di gennaio. Il fenomeno non è in alcun modo collegato a disinvestimenti della clientela».

Non siamo dunque di fronte a un cambio di scenario strutturale generalizzato, ma a un episodio che ha interessato un singolo gruppo. Positive per quasi un miliardo, invece, le gestioni retail. Tuttavia, sono proprio le gestioni di portafoglio istituzionali a incoronare i migliori gruppi per raccolta: Gruppo Generali (+4,4 miliardi), Poste Italiane (+1,8 miliardi), Gruppo Intesa Sanpaolo (+1,4 miliardi). Hanno tenuto la rotta, invece, i fondi comuni (gestioni collettive), che hanno portato a casa 3,9 miliardi, migliorando di oltre un miliardo il saldo conseguito a dicembre (2,8 miliardi).
Il record sul patrimonio complessivo dell'industria conferma un andamento ormai consueto, visto che mese dopo mese l'effetto combinato di performance di mercato e nuovi flussi ha progressivamente e costantemente fatto lievitare le masse in gestione.

A inizio anno si fanno i paragoni e ci si chiede se l'industria dell'asset management sarà in grado di replicare i precedenti risultati. E non stiamo parlando di un anno qualunque, ma di quello migliore dal 1999, un picco difficile da eguagliare. L'anno scorso i mercati hanno spinto molto le performance, favorendo un progressivo incremento delle masse in gestione. Il punto sarà capire quali potrebbero essere da un lato la necessità dei risparmiatori (nel 2013 è stata la ricerca della cedola e quindi di un reddito periodico dal proprio investimento), dall'altro il ventaglio dell'offerta da parte delle Sgr. Gennaio sembra confermare l'appeal dei fondi con una scadenza prefissata e che distribuiscono interessi periodici; il mese scorso, infatti, la categoria dei flessibili (in cui è catalogata la maggior parte di questi strumenti eterogenei per mercato e per stile di investimento) ha attratto più di 3,5 miliardi di euro di flussi netti, il doppio rispetto a dicembre, e riporta continui nuovi collocamenti (Gestielle Cedola Multiasset, appena lanciato, ha raccolto da solo 1,5 miliardi). Dopo un 2013 boom sia per molte Borse, sia per il comparto obbligazionario, gli investitori alla ricerca di rendimenti hanno deciso di calibrare il rischio e puntato in seconda battuta sui bilanciati, in attivo di 1,2 miliardi. Anche gli azionari, però, vantano un credito di fiducia e incassi per 728 milioni, mentre rilevano un saldo negativo obbligazionari (-944 milioni) e monetari (-466 milioni).

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