I gestori finanziari scommettono sulla ripresa italiana (con qualche eccezione da parte degli svizzeri)
Abbiamo interpellato alcuni tra i più importanti gestori di fondi comuni di investimento che si occupano di scegliere i titoli da utilizzare per far fruttare il risparmio dei loro clienti. Lo scopo è capire come si muoveranno nei prossimi mesi sul mercato italiani dopo importanti endorsement al neo premier Renzi, come quello di Goldmas Sachs. Vediamo le loro opinioni
di Andrea Gennai e Marco lo Conte
8. Massimo De Palma Responsabile Asset Management di Swiss & Global Asset Management SGR

Giudizio sintetico: azioni Italia: mantenere invariato
Giudizio sintetico: obbligazioni governative Italia: mantenere invariato
Giudizio sintetico: obbligazioni societarie Italia: mantenere invariato
La crisi del debito che ha colpito i paesi periferici Europei nel 2011 ha avuto il suo momento di svolta con il discorso di Mario Draghi (quello della famosa frase "La Bce farà tutto il possibile per salvaguardare l'euro"). L'esplicito impegno della Banca Centrale Europea ad andare in aiuto dei paesi in difficoltà ha fornito nei mesi successivi un forte sostegno alle quotazioni dei governativi Italiani e degli altri paesi del sud Europa. Nella seconda parte del 2013 poi, il miglioramento delle prospettive economiche per l'area Euro e il taglio del tasso ufficiale di sconto da parte della Bce, hanno dato un'ulteriore spinta riportando il rendimento del Btp decennale ai livelli del 2010. I recenti dati sulla crescita dei prezzi mostrano livelli decisamente inferiori rispetto al target del 2% e la Bce prevede che l'inflazione rimarrà bassa per un periodo prolungato. La paura di deflazione implica quindi potenziali nuovi interventi da parte della Bce. Andando nel dettaglio della componente obbligazionaria, comparando emissioni societarie italiane (investment grade) e Btp, abbiamo trovato rendimenti più interessanti sulla componente governativa, che oltretutto offriva agli investitori un vantaggio fiscale grazie all'aliquota del capital gain inferiore (12,5% invece del 20%). Noi abbiamo aumentato progressivamente il peso obbligazionario sui governativi italiani nel corso degli ultimi 3 anni: al culmine della crisi sulla parte breve della curva, quando i rendimenti erano particolarmente elevati. Successivamente su quella media acquistando anche emissioni indicizzate all'inflazioneL perché le attese d'inflazione implicite nei prezzi li rendevano convenienti. Lo scorso anno abbiamo aumentato l'esposizione anche dei titoli governativi spagnoli, il cui rating è stato recentemente alzato da Moody's che ha valutato positivamente le riforme fiscali e strutturali approvate negli ultimi anni. In questa fase, dopo il forte rally che ha interessato tutti i governativi periferici europei da un lato e il sell off che invece ha colpito indiscriminatamente il debito emergente (legato al tapering da parte della Fed), valutiamo con maggior attenzione i rendimenti offerti dagli emerging bond. Occorre però essere estremamente selettivi nella scelta degli emittenti e delle emissioni. Si possono trovare ottime opportunità d'investimento sia in titoli in dollari che in valuta locale di paesi est Europei (come la Polonia), del Messico e Brasile e dell'Asia Emergente. Paesi vulnerabili, che da anni presentano elevati deficit commerciali con l'estero, offrono invece remunerazioni ancora troppo contenute per i rischi assunti (ad esempio la Turchia o il Sudafrica). Sulla componente azionaria siamo stati più prudenti ed abbiamo aumentato il peso del mercato italiano verso la fine del 2013. I settori finanziario e delle utilities, che negli ultimi due anni hanno sottoperformato gli altri settori, nel FtseMib hanno un peso più rilevante che negli altri indici europei. Il miglioramento del sentiment economico relativo all'area Euro ci ha convinto ad aumentarne il peso per approfittare di un eventuale rivalutazione di questi settori che è effettivamente avvenuta in questi primi due mesi del 2014. Oggi siamo attendisti, vogliamo vedere gli atti concreti del nuovo governo guidato da Renzi prima di aumentare ulteriormente il peso. Tutti i nuovi governi hanno promesso riforme strutturali per consentire al paese di ritrovare slancio, aumentare la produttività, l'efficienza del sistema, ridurre la burocrazia e far ripartire i consumi per creare nuovi posti di lavoro. Fino ad ora però è stato fatto troppo poco. Solo una decisa svolta riformista potrà convincerci a puntare con maggior decisione sul nostro mercato.
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