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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 07:22.

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Moneta virtuale? No, bene fisico. Il governo giapponese si appresta a introdurre una stringente regolamentazione di Bitcoin, che non sarà considerata una valuta ma una sorta di "commodity" come ad esempio l'oro: in quanto tale, gli scambi saranno sottoposti a tassazione.

Il Giappone sarà così il primo Paese a introdurre una normativa ad hoc, anche se – al pari di altre nazioni _ non sarà il primo a vietare alle società finanziarie di fare da intermediatori sui Bitcoin. Il suo esempio potrà fare scuola e indurre altri governi a occuparsi della moneta online che finora ha occupato una zona grigia sfuggente alle regole (e questa è stata una delle ragioni del suo successo). Per Tokyo è diventato difficile non intervenire dopo che settimana scorsa Mt Gox _ una delle principali borse che scambiano i Bitcoin, e anzi per molto tempo il suo principale mercato _ ha inoltrato richiesta di fallimento al tribunale, allegando che accessi illegali al sito hanno sottratto Bitcoin per un ammontare che ai valori di mercato sfiora il mezzo miliardo di dollari.

Non è la sola "vittima": una banca canadese specializzata nel trading di Bitcoin, Flexcoin, ha appena annunciato di chiudere i battenti dopo che gli hacker hanno derubato il suo portafoglio online per l'equivalente di 600mila dollari (896 Bitcoin). Secondo la banca, i Bitcoin che invece erano tenuti "offline" sono rimasti al sicuro. Ma certo si tratta di un nuovo duro colpo alla credibilità del mercato della criptovaluta.

Il governo Abe stabilirà nei prossimi giorni alcuni linee-guida per una regolamentazione destinata ad essere applicata in futuro a tutte le monete virtuali. Secondo le indiscrezioni, l'orientamento è quello di sottoporre all'imposta sui consumi (che sta per essere alzata dal primo aprile dal 5 all'8%) gli acquisti effettuati con questo strumento, mentre anche i guadagni provenienti dal trading saranno tassati. Certo non sarà facile applicare la nuova normativa, in quanto sarà un compito molto complesso, per le autorità fiscali, risalire agli utenti di una valuta che varca ogni frontiera. Proprio per questo il Ministro delle Finanze Taro Aso ha già indicato di sperare in un approccio coordinato delle autorità a livello internazionale. Il che richiederà sicuramente tempo, oltre al superamento di numerosi ostacoli giuridici. Già ci sono divergenze, tra l'altro, sullo status di Bitcoin: un tribunale texano ha deciso che si tratta in effetti di una valuta. Cosa che il Giappone si rifiuta di riconoscere, anche perché i burocrati delle autorità preposte _ a partire dalla banca centrale _ hanno ben poca voglia di occuparsene in quanto ben poco ne sanno. Si capisce: nei voluminosi testi su cui hanno studiato non c'era una riga in proposito.

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