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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2014 alle ore 08:18.


I gestori del fondo britannico Egerton Capital il 5 marzo scorso devono aver provato un gelido brivido sulla schiena. Quel giorno il Monte dei Paschi ha infatti registrato in Borsa un rialzo del 19,24%: ma dato che il fondo inglese in quel momento stava speculando sul ribasso del titolo Mps, scommettendo cioè sul suo deprezzamento, quello strepitoso e improvviso rally è stato un sonoro schiaffo. I gestori di Egerton hanno dunque deciso di tagliare la testa al toro: in due sedute hanno chiuso la loro speculazione su Mps. Il 4 marzo puntavano sul ribasso una quantità di azioni pari allo 0,85% dell'intero capitale di Mps, il 5 marzo hanno ridotto questa scommessa allo 0,63% e il 6 marzo (secondo i dati diffusi ieri dalla Consob) hanno portato a zero la loro scommessa ribassista. Punto e a capo.
I gestori di Egerton non sono gli unici ad aver fatto marcia indietro sul titolo Mps. Lo confermano i dati della Consob, che registra le maggiori «posizioni corte», quelle cioè che puntano sul ribasso di un titolo in Borsa: la sera del 4 marzo scommettevano "contro" il Montepaschi quattro fondi. Si tratta di Wellington Management, Odey Am, Susquehanna ed Egerton. In totale mettevano in vendita allo scoperto (cioè senza possedere i titoli ma facendoseli prestare) una quantità di azioni pari al 3,37% del capitale di Mps. Secondo gli ultimi dati di ieri, aggiornati però a giovedì sera, le posizioni «corte» si sono ridotte al 2,07%: solo due dei quattro fondi (Wellington e Odey) hanno tenuto duro. Questo significa che alcuni dei ribassisti negli ultimi giorni si sono «ricoperti»: cioè hanno comprato azioni senesi in fretta e furia per annullare la loro speculazione che stava causando ingenti perdite. Con un effetto moltiplicatore sulla performance del titolo in Borsa: i loro acquisti forzati hanno infatti aumentato il rally del titolo Mps il 5 marzo.
Bene inteso: speculare al ribasso, facendosi prestare azioni che non si possiedono, è consentito in Italia. Si tratta delle cosiddette «vendite allo scoperto». Sono vietate quelle «nude» (quelle senza il prestito-titoli), ma non quelle tradizionali. Chi specula al ribasso lo fa perché ritiene che quello specifico titolo azionario perderà valore. Chi fa questa scommessa, dunque, "vince" se il titolo scende, ma perde se il titolo sale. Ecco perché quell'improvviso +19% di Mps a Piazza Affari il 5 marzo ha fatto tremare molti fondi, che sono corsi a ricomprare azioni per chiudere le posizioni ribassiste.
Esemplare è il caso di Egerton Capital. Secondo i dati della Consob (che rileva solo i ribassisti maggiori, non tutti), il fondo aveva iniziato a scommettere contro Mps il 24 gennaio 2013. Ha mantenuto la scommessa per tutto l'anno, variando solo la quota, e alla fine il 6 marzo 2014 ha chiuso tutto. Dal 24 gennaio 2013 il titolo Mps ha perso l'8,8%: dunque il fondo ha vinto la scommessa. Ma la veloce risalita degli ultimi tempi ha ridotto il suo profitto: se Egerton avesse chiuso la speculazione il 18 dicembre scorso, quando Mps era in negativo a Piazza Affari del 33% rispetto al 24 gennaio, avrebbe guadagnato di più. Ecco il motivo, in questi giorni, di tanta fretta a comprare azioni Mps: il profitto stava svanendo. E come Egerton hanno probabilmente fatto altri fondi non censiti dalla Consob. Moltiplicando le oscillazioni a Piazza Affari.
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