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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 16:58.

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South Stream sta assumendo un ruolo centrale nel braccio di ferro che oppone l'Unione europea alla Russia in relazione alla crisi ucraina. Con un comunicato che ha il sapore di una sfida Gazprom ha annunciato che gli accordi per la costruzione del primo segmento della pipeline, destinata a trasportare il gas russo bypassando l'Ucraina, saranno firmati «prima della fine di marzo» e che il gasdotto sarà pienamente operativo entro il 2018. Appena ventiquattr'ore prima il commissario per l'Energia Günther Oettinger aveva congelato le trattative Ue-Gazprom su South Stream, che aspira ad ottenere l'esenzione dall'obbligo di concedere l'accesso a terzi utilizzatori, prevista dal Terzo pacchetto energia, e su Opal: una pipeline minore già esistente, di cui Gazprom reclama l'accesso al 100% per poter potenziare i flussi di gas attraverso il North Stream, diretto in Germania.
L'irrigidimento della Ue sui temi energetici è emerso anche dalla bozza di documento preparata per il Consiglio europeo del 20-21 marzo: vi è stata inserita una frase, assente prima delle azioni militari in Crimea, sulla «preoccupazione per l'alto tasso di dipendenza energetica dell'Europa», oltre al richiamo a «diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento». Diplomatici Ue hanno inoltre segnalato che spingeranno per ottenere dagli Usa l'attribuzione automatica di licenze a esportare Gnl verso l'Europa, nell'ambito del trattato sul libero commercio che si sta negoziando.
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