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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 13 marzo 2014 alle ore 06:59.

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FIRENZE
Dopo il passaggio di mano di importanti pacchetti azionari, sono i conti 2013 a mantenere alta l'attenzione su Banca Mps. La politica di bilancio ispirata al taglio dei costi e alla copertura del rischio crediti deteriorati, illustrata ieri dall'amministratore delegato Fabrizio Viola, piace al mercato e fa bene al titolo del gruppo senese presieduto da Alessandro Profumo che ieri (+1,36% a 0,2235 euro) ha confermato il trend di rafforzamento delle ultime settimane.
A livello consolidato, il Monte ha chiuso l'ultimo esercizio con una perdita di 1,439 miliardi (3,1 nel 2012), dopo 2,75 miliardi di rettifiche su crediti, di cui 1,2 miliardi nel quarto trimestre. I costi sono calati del 12,7% su base annua, con oltre 600 milioni di risparmi rispetto al 2011. Il margine d'interesse (-23,9%) ha fatto registrare una significativa ripresa tra ottobre e dicembre (+11,2%). In miglioramento anche le commissioni nette (+1,5%). Il Core Tier 1 si è attestato sul 10%, senza incorporare i benefici (187,5 milioni) che derivano dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia.
Viola parla di «risultati in linea con gli obiettivi del piano di ristrutturazione». Profumo si sente tranquillo in vista degli esami in ambito europeo, anche perché «gli stress test saranno più sul portafoglio finanziario e noi abbiamo chiuso l'operazione Santorini e lo spread è sceso tantissimo». Per il Cfo del gruppo, Bernardo Mingrone «la netta riduzione delle Afs, le attività finanziarie disponibili per la vendita che ci avevano portato a chiedere gli aiuti di Stato, riesce a bilanciare quasi completamente le perdite 2013».
Mingrone, rispondendo agli analisti in conference call, ha puntualizzato che Banca Mps prevede il pagamento di un dividendo solo a partire dal 2016, con un payout sotto il 30%». I target del business plan indicano 200 milioni di utile netto per il 2015 e 900 milioni nel 2017, ma i vertici del gruppo ritengono che ci siano spazi per fare meglio. Intanto è stato ufficializzato il rinnovo dell'accordo con il consorzio bancario di garanzia guidato da Ubs (nel ruolo di global coordinator e bookrunner) per l'aumento di capitale da 3 miliardi che andrà sul mercato a fine maggio. Le condizioni sono le stesse dell'accordo scaduto a gennaio. Al consorzio partecipano Citigroup, Goldman Sachs, Mediobanca, Barclays, Bofa Merrill Lynch, Commerzbank, JpMorgan, Morgan Stanley e Société Générale.
Il mercato, come detto, ha apprezzato. In attesa di conoscere la nuova compagine azionaria del Monte, una volta che la Fondazione avrà ceduto il grosso della sua quota. «La nazionalità degli azionisti non conta - dice Profumo -. La cosa importante è che siano di medio-lungo termine».
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