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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2014 alle ore 06:52.

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Nell'agenda di Mario Greco, ceo delle Generali, altro target chiave da raggiungere entro fine piano è il programma di dismissioni da 4 miliardi di euro. Molto, ha assicurato ieri il manager, è già stato fatto. Tanto che ad oggi, se si considera il prossimo contributo di Fata, dossier che si dovrebbe chiudere a breve, si è raggiunto quota 2,6 miliardi rispetto ad un "peso" delle acquisizioni di 1,6 miliardi. All'appello mancano dunque 1,4 miliardi ma, rispetto ai mesi scorsi, ora sembra esserci più fiducia nella prossima realizzazione di un'operazione cruciale: la cessione di Bsi. Lo ha detto lo stesso Greco affermando che sarà «più semplice arrivare alla conclusione delle trattative, perché sono state eliminate incertezze fondamentali, in particolare quella sul trattamento dei clienti americani (grazie all'accordo Usa-Svizzera, ndr)». Aspetto che «permette di trattare più facilmente con le controparti». Se non bastasse, Generali ha anche aggiustato il valore di portafoglio dell'asset. Nel quarto trimestre, a sorpresa, la compagnia ha deciso di svalutare la controllata per 217 milioni. Un intervento che ha portato il valore a bilancio di Bsi più vicino al prezzo che potenzialmente la banca conta di spuntare dalla vendita. La compagnia non ha voluto svelare «il valore di libro» limitandosi a precisare che «ora riflette più correttamente la redditività del business». In ogni caso, ha detto il ceo, «sono complessivamente fiducioso che ci siano condizioni migliori rispetto allo scorso anno. Non c'è incertezza sul valore della società».
In aggiunta, le Generali stanno anche lavorando per chiudere la partita Telecom. «È una storia molto complicata e dolorosa - ha affermato Greco - perché la compagnia ha perso un sacco di soldi. La vendita a Telefonica è però una parte importante dei risultati 2013 e per questo è nostra intenzione uscire il prima possibile da Telco». La prima finestra utile è quella di giugno 2014 e Generali lavora per dare l'addio alle tlc entro quella data, se non dovessero però esserci le condizioni il gruppo sfrutterà l'opzione di febbraio 2015.
Va detto, in ogni caso, che stante il livello di cash flow raggiunto dalla società, 2,1 miliardi, Generali potrà affrontare i prossimi impegni, in particolare il pagamento a Petr Kellner dell'ultima tranche (circa 1,2 miliardi) dovuta per il 24% di Gph (Generali-Ppf holding), senza eccessive pressioni. «Le dismissioni non sono fondamentali», ha chiosato Greco.
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