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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2014 alle ore 08:16.
L'ultima modifica è del 16 marzo 2014 alle ore 13:58.

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«È stata eliminata una grandissima incertezza patrimoniale, ora è più semplice fare l'accordo». Il group ceo di Generali, Mario Greco, ha commentato così, in occasione del bilancio 2013 della compagnia assicurativa, i potenziali progressi nel processo di vendita di Bsi. Banca svizzera italiana è uno degli asset chiave messi sul mercato dal Leone di Trieste. E in questi mesi la valorizzazione della controllata ha richiesto certamente più impegno di quanto previsto inizialmente. Ora, però, sgomberato il campo da alcune incognite, come le potenziali ricadute economiche connesse ai denari che le banche elvetiche dovranno pagare al governo statunitense, e allineato il valore dell'asset a soglie più vicine alla redditività di Bsi (nei conti 2013 è stata svalutata per 217 milioni), la procedura di vendita potrebbe risultare più semplice. Il nuovo contesto «è un'enorme facilitazione», ha ammesso lo stesso Greco. E, in effetti, stando a quanto appreso, il processo di valorizzazione, rimasto in stand by dopo la ritirata di Banco Espirito Santo, sarebbe tornato tema d'attualità. Al punto che, come dichiarato da Greco «sarebbero diversi i soggetti interessati». Sia per un acquisto secco sia per una possibile operazione di integrazione, ammesso che la controparte sia quotata. Tra questi, figurerebbe nuovamente Julius Baer. Il colosso elvetico, che a inizio marzo ha presentato un bilancio 2013 con profitti in crescita del 19% a 480 milioni di franchi svizzeri, aveva già guardato al dossier diverso tempo fa. Ora potrebbe rivelarsi nuovamente una delle possibili carte da giocare. Ipotesi che Generali, contattata, ha preferito «non commentare». Tuttavia, Julius Baer, dal punto di vista operativo potrebbe risultare un'opzione plausibile. L'addio delle Generali a Bsi potrebbe realizzarsi attraverso la fusione tra le due realtà. Il che, essendo un'operazione carta contro carta, avrebbe il pregio di assicurare la miglior valutazione possibile all'asset elvetico e, tra l'altro, essendo Juliuas Baer quotata offrirebbe al Leone anche un'agile via d'uscita. Allo stato si tratta per lo più di ipotesi, tuttavia, il nuovo contesto venutosi a creare recentemente attorno a Bsi fa pensare che le Generali possano archiviare la cessione della controllata entro il 2014. Il che potrebbe permettere al gruppo assicurativo di centrare con un anno di anticipo il target di 4 miliardi di dismissioni al 2015. Allo stato, con le vendite, la compagnia ha incassato 2,4 miliardi di euro ma presto metterà in portafoglio altri 200 milioni legati alla cessione di Fata. All'appello, dunque, mancano ancora 1,4 miliardi. Greco, in sede di approvazione del bilancio, ha comunque tenuto a sottolineare che, stante la forte generazione di cassa (2,1 miliardi di cash flow nel 2013), gli impegni futuri, come la seconda tranche per il 24% di Gph, possono essere affrontati anche senza il contributo delle cessioni.
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