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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 07 maggio 2014 alle ore 12:06.

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(Ap)(Ap)

Il suo fondatore Jack Ma, il quarantanovenne ex insegnante di inglese considerato «lo Steve Jobs cinese», è uno degli imprenditori più potenti al mondo, uno dei personaggi da tenere d'occhio secondo Financial Times che lo ha designato uomo dell'anno 2013 e il Wall Street Journal che lo ha messo fra i potenti del 2014, allo stesso livello del suo presidente, Xi Jinping. Tanta attenzione si giustifica col fatto che Alibaba, piattaforma di ecommerce cinese, sta per sbarcare a Wall Street, un arrivo atteso e previsto, sarà la quotazione più importante di una compagnia cinese nel mercato americano, tre volte il valore di quella di China Unicom nel 2000: da 5,7 miliardi di dollari del colosso delle telecomunicazioni ormai 14 anni fa contro i circa 15 miliardi di dollari che si calcolano ora e che insidiano l'Ipo record di Facebook di 16 miliardi nel 2012.

Alibaba sta pianificando lo sbarco in America con Credit Suisse Group AG, Deutsche Bank AG, Goldman Sachs Group Inc., JPMorgan Chase & Co., Morgan Stanley e Citigroup, riportano diversi media americani che citano una fonte vicina all'operazione. Se o meglio quando la cosa andrà in porto Alibaba diventerà la seconda Internet company per capitalizzazione, dietro solo a Google. La cosa si deve fare, spiegano gli addetti ai lavori, perché a Jack Ma non basta la Borsa di Hong Kong, sia per la qualità di investitori sia per la quantità di capitale che può essere investito sia anche perché ci sono cose che a Hong Kong non si possono fare, le regole non lo permettono, ad esempio la nomina del board of directors, una cosa che la compagnia con sede ad Hangzhou ha proposto ieri.

È da alcuni mesi che si parla di questa operazione e nonostante escano nuovi particolari, non sono ancora chiari tempi e modi. Si parlava dei primi mesi del 2014, forse marzo, forse maggio, né è ancora chiaro quale Borsa americana sarà scelta. Pare che il prospetto sarà pronto ad aprile, l'operazione è seguita dallo studio legale Simpson Thacher & Bartlett. Ernst & Young calcola che che l'Ipo potrebbe rastrellare sul mercato 12,9 miliardi di dollari. (an. man.)

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