Telco chiede di fissare in 13 il numero dei consiglieri Telecom e cala una lista, fatta in gran parte da numeri uno aziendali, pur di settori che non sono attinenti alle tlc. Confermata la designazione alla presidenza di Giuseppe Recchi, presidente uscente Eni, e la riconferma alla carica di ad di Marco Patuano, che dopo le dimissioni di Franco Bernabè da ottobre ha assunto tutte le deleghe operative. Nell'elenco della holding che detiene il 22,4% compaiono Flavio Cattaneo (ad di Terna), Denise Kingsmill (membro della Camera dei Lord inglese), Giorgina Gallo (presidente onorario L'Oreal Italia), Tarak Ben Ammar (già consigliere Telecom), Laura Cioli (ad Cartasì), Giorgio Valerio (ex ad Rcs Quotidiani), Jean Paul Fitoussi (già consigliere Telecom), Luca Marzotto (ad Zignago holding), Elena Vasco (vice-segretario Camera commercio Milano), Paolo Fumagalli (commercialista), Maurizio Dattilo (commercialista). Tutti classificati come indipendenti, con l'eccezione di Ben Ammar, che è anche consigliere di Mediobanca, e di Fitoussi che ha perso la qualifica per essere ormai da un decennio presente nel board Telecom.
Gli ultimi tre nomi dell'elenco Telco sono destinati a lasciare spazio ai consiglieri di minoranza che saranno scelti tra i candidati delle liste di Findim e quelli di Assogestioni. Assogestioni non ha ancora depositato la propria lista, ma si sa che a guidarla sarà Lucia Calvosa, consigliere uscente espressa dai fondi. Marco Fossati (si veda pezzo sotto) ha deciso di spendere solo tre nomi per non creare «strappi»: tre ingegneri del settore e cioè il patron di F2i Vito Gamberale, l'ex dirigente Telecom Girolamo Di Genova e Franco Lombardi, presidente dell'associazione piccoli azionisti/dipedenti Asati. La lista Findim non rispetta però le prescrizioni di genere (manca la componente "femminile") e quindi probabilmente dovrà essere riaggiornata entro la scadenza di sabato per poter essere ammessa.
Ad ogni modo la rinuncia di Fossati a dar battaglia tentando di aggiudicarsi i quattro quinti dei posti in consiglio che lo statuto assegna alla lista più votata, significa che il peso degli amministratori espressi dall'attuale compagine di maggioranza relativa – pur prossima a dissolversi – sarà ancora preponderante anche nel nuovo board Telecom che verrà eletto all'assemblea del 16 aprile.
Nessun dubbio quindi sulla linea della continuità aziendale con la conferma dell'ad Marco Patuano. Qualche dubbio in più potrebbe esserci sulla presidenza, dal momento che se si coagulerà su un nome la maggioranza assoluta dei presenti, la nomina del vertice avverrà direttamente in assemblea. Telco punta sul presidente Eni uscente Giuseppe Recchi, un manager che dalla sua ha senz'altro lo standing internazionale voluto. Secondo alcune stime, Telco, che parte già da una base del 22,4%, potrebbe arrivare ad aggiudicarsi il 30% dei voti e, se fosse così, non ci sarebbe partita. Ma d'altra parte, se la candidatura di Gamberale fosse sostenuta da una robusta percentuale di mercato, il patron di F2i potrebbe aspirare a una vice-presidenza che probabilmente accontenterebbe anche il socio Findim.
È da capire come, con un board che sarà comunque formato da indipedenti e con il possibile innesto di una minoranza portatrice di un progetto, la strategia Fossati/Gamberale abbia chances di essere implementata. Il convitato di pietra resta Telefonica che non è presente, neppure indirettamente, nelle candidature per il cda, ma che è pur sempre il primo azionista di Telecom col 15% e resterà tale anche se, come probabile, Telco darà il via alle pratiche di scioglimento già dal prossimo mese di giugno. Gli spagnoli resteranno a guardare fuori dalla porta se Telecom deciderà di rafforzarsi in Brasile, entrando in rotta di collisione con il primo azionista?
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